Bruxelles – Il rapporto consegnato dallo STOA al Parlamento europeo, come anticipato da Punto Informatico nelle scorse settimane, contiene precise accuse al network di spionaggio Echelon messo in piedi durante la guerra fredda da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Accuse che vanno dall’intercettazione di comunicazioni industriali a spionaggio sulla vita di singoli individui.
Il rapporto, sul quale il presidente della Commissione europea Romano Prodi e il premier britannico Tony Blair hanno parlato a lungo, costituisce una seria minaccia ai già complessi rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti. E a poco sembrano servire le rassicurazioni di Blair. La stampa europea dà voce all’indignazione e ai rischi che un sistema di controllo planetario mette in luce, per l’Europa e non solo.
Per anni le amministrazioni americane e britanniche hanno rifiutato di riconoscere l’esistenza di Echelon, e il farlo adesso non può che apparire sospetto. E Washington lo ha fatto ieri, ammettendo l’esistenza di Echelon ma sostenendo in una secca nota che non è compito della National Security Agency occuparsi di spionaggio commerciale ai danni di aziende concorrenti a quelle americane. Il problema è, naturalmente, riuscire a credere alle assicurazioni statunitensi.
Nel frattempo un espertone di Echelon, il giornalista britannico Duncan Campbell, continua a girare il coltello nella piaga. Secondo Campbell, infatti, persino i computer sarebbero stati equipaggiati per poter essere agevolmente “spiati”: “un microsistema di ascolto viene direttamente inserito nel computer al momento della produzione. Ho le prove per IBM e per Windows. Ma ce ne sono altri che non cito perché le prove non sono sufficienti”.
Campbell, che ha portato la sua tesi dinanzi al Parlamento europeo, sostiene anche che Echelon non è l’unico sistema di spionaggio esistente, sebbene appaia come il più sviluppato. Secondo il giornalista, i computer di Echelon lavorano su dimensioni difficili da immaginare, e “ogni mezz’ora registrano un miliardo di telefonate per riuscire a tirar fuori le quattro più importanti, in quanto sono in grado di riconoscere le voci e selezionare i contenuti”.
Enrico Ferri, europarlamentare di Forza Italia, ha chiesto al Parlamento di muoversi per chiedere “ufficialmente ai due paesi (USA e GB, ndr) su quale base giuridica sono state effettuate le intercettazioni”.