Limitazione nella distribuzione per tagliare fuori dal mercato certi siti di ecommerce che potrebbero proporre offerte concorrenziali, accordi di esclusiva per gonfiare i prezzi dell’elettronica di consumo: le autorità antitrust dell’Unione Europea intendono fare luce sulle pratiche commerciali adottare da un numero imprecisato di produttori e da non meglio specificati rivenditori, sospettati di mettere in atto politiche anticoncorrenziali capaci di danneggiare i consumatori limitandone le scelte e costringendoli a comprare a prezzi maggiorati.
I raid presso le sedi delle aziende sotto la lente della Commissione Europea sono cominciati la scorsa settimana in collaborazione con le autorità antitrust della singole nazioni di competenza: non è stata formulata alcuna accusa formale, tengono a precisare le autorità, e le ispezioni non sono che una mossa preliminare basata su sospetti di violazione dell’ articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Le autorità europee si limitano a rendere noto di tenere sotto osservazione “un numero di aziende attive nel settore della produzione, della distribuzione e della rivendita al pubblico di prodotti di elettronica di consumo e di piccoli elettrodomestici” che potrebbero essersi accordati per creare delle “restrizioni alle vendite online” che, limitando la distribuzione a certi canali, potrebbero determinare l’indisponibilità dei prodotti presso i concorrenti più agguerriti e la possibilità di mantenerne artificiosamente alto il prezzo.
Sono invece alcune delle aziende coinvolte ad esporsi , segnalando la propria intenzione di collaborare alle indagini: Philips e Samsung, ma anche la catena Media-Saturn, hanno ammesso di essere state raggiunte dagli ispettori antitrust e hanno assicurato la massima disponibilità nel chiarire i dubbi delle autorità europee.
Non è dato conoscere i tempi dell’operazione antitrust, né è possibile speculare riguardo ai dettagli delle dinamiche che hanno destato l’attenzione delle autorità. L’antitrust del Vecchio Continente può elevare una sanzione massima pari al 10 per cento del fatturato annuale di un’azienda: saranno le indagini vere e proprie a far emergere eventuali accuse, e un confronto tra le parti a determinare eventuali colpevoli.
Gaia Bottà