Sono due i dipendenti Amazon degli uffici di Milano messi in quarantena. Due contagi confermati, quindi, in quella Milano destinata a soffrire più di ogni altra città i timori del Coronavirus (forse ancor più che non il Coronavirus in sé). La notizia è stata ufficializzata con la conferma e il proclamato sostegno del portavoce Dan Perlet:
Siamo vicini ai dipendenti di Milano che in questo momento sono in quarantena
Al momento il gruppo tiene tuttavia aperte le attività di ufficio, senza interruzioni. Il gruppo, semplicemente, ha dato mandato di limitare i viaggi di lavoro, vietando esclusivamente le direttrici verso la Lombardia. Trattasi però di misure già di qualche giorno fa, quando il primo contagio in area tech era stato verificato presso la sede di Zurigo di Google. Oggi la situazione è differente: sono due i contagiati in Amazon a Milano, mentre il primo test positivo oltreoceano è stato registrato presso gli uffici di Seattle. Qui Amazon sembra voler tranquillizzare tutti, spiegando di aver messo in quarantena il dipendente e di aver operato immediatamente con la sanificazione dei locali.
Sarà sufficiente? Twitter ha tagliato corto già nella serata di ieri, agendo con maggior radicalità e invitando tutti i propri dipendenti a livello internazionale a lavorare da casa.
E-commerce, la logistica e Castel San Giovanni
Amazon mette tuttavia le mani avanti in relazione al servizio per le prossime settimane: il rischio (già confermato da Amazon USA) è che alcune spedizioni possano essere meno rapide del solito ed in tal senso è chiaro come l’evolversi del contagio possa stringere le maglie attorno ai centri di smistamento ed ai corrieri di consegna. Uno dei principali centri di smistamento italiani è a Castel San Giovanni, a pochissimi chilometri dalle zone rosse che tutti abbiamo imparato a conoscere. Da giorni il gruppo ha chiesto ai dipendenti potenzialmente interessati dalle aree di contagio di rimanere a casa ed evitare di rappresentare un rischio per i colleghi, ma questa misura è ben commisurata soltanto al periodo in cui le aree erano ben delimitate e il resto del Paese sembrava immune – o quasi – al problema.
Oggi la situazione è cambiata. La Lombardia è tutta a rischio. E così tutta quella A21 sulla quale gravita gran parte dell’e-commerce nazionale. Tra Codogno e il cuore della logistica italiana ci sono appena 40 chilometri, un attraversamento sul Po e una decina di posti di blocco: questa è la situazione, dunque è necessario immaginare scenari complessi anche per gli acquisti online. Là dove fondamentale è l’automazione, essenziale è la salute della forza lavoro umana.