Il boom dell’ economia digitale europea più volte evocato dal Commissario alla società dell’informazione Viviane Reding? Una promessa fortemente limitata dal monopolio degli incumbent , per di più peggiorato dal comportamento indulgente e permissivo delle autorità comunitarie . È quanto denuncia la European Competitive Telecoms Association (ECTA), associazione di provider di connettività che tra i suoi membri conta AT&T, Fastweb, Tele 2, Tiscali, Vodafone, Virgin Media, Wind e altri.
Nelle “scorecard” sulle performance della broadband nei paesi comunitari, ECTA sottolinea come il “tocco leggero” usato dalla Commissione Europea nel regolare il mercato telematico stia danneggiando l’innovazione e la crescita economica in tutta l’Unione. Partendo dai dati di una ricerca di SPC Network sulla penetrazione della banda larga in Europa negli ultimi sei mesi, l’associazione formula un pressante invito alla nuova Commissione in via di insediamento a Bruxelles affinché si faccia portatrice di una “visione” per l’innovazione e la crescita dell’ITC e dia una scossa ai governi palesemente impegnati in pratiche di protezionismo economico.
“Negli ultimi due anni l’Europa è rimasta a guardare per quanto riguarda la competitività in servizi broadband cruciali” dice il presidente di ECTA Innocenzo Genna nella press release allegata alle scorecard. “Non possiamo più permetterci di rimanere sul percorso lento dell’economia digitale – continua Genna – il Presidente Barroso deve mettere l’agenda digitale tra le priorità per l’Europa e nominare un Commissario con l’impulso e la visione sufficienti a far ripartire il mercato e resistere alla pressione dei governi alla ricerca di facili protezioni per le aziende dominanti scarsamente efficienti”.
Dai dati di SPC citati da ECTA traspare una forte disparità di accesso in broadband da una parte all’altra dell’Europa, con i paesi nordici e l’Olanda a guidare la classifica con oltre il 30 per cento e Grecia, Polonia, Bulgaria, Slovacchia e Romania in fondo con il 15 per cento delle connessioni.
Ad aprile 2009 il 23,5per cento della popolazione europea era dotato di un accesso a banda larga per un totale di 116 milioni di linee, un aumento del 5 per cento rispetto ai sei mesi precedenti e una crescita del 14 rispetto ad aprile 2008. Italia ferma al 20,3 per cento con una crescita dell’11,7, inferiore a quella media di quasi tre punti percentuale.
Per quanto riguarda la competitività dei singoli mercati, la media del market share in mano agli incumbent è del 45,5 per cento, in leggera crescita rispetto al 45 per cento di sei mesi fa. Ma in 12 nazioni tale cifra si attesta oltre il 50 per cento toccando, nei casi di Italia e Spagna, il 57 per cento del totale. La fibra ottica, poi, rappresenta ancora la cenerentola degli investimenti nelle grandi nazioni (Germania, Spagna, Regno Unito) ed è accessibile solo dallo 0,4 per cento della popolazione, con una penetrazione massima del 7,5 nella sola Svezia.
In un siffatto scenario ECTA evoca il ruolo del regolatore come entità in grado di fornire le condizioni per una reale competizione nel settore broadband e delle reti di nuova generazione (NGA), anche in relazione al fatidico “ultimo miglio” delle connessioni via doppino in rame dove ancora si svolge la maggior parte della contesa commerciale tra i carrier.
“Il mondo di ieri era basato sui servizi e le linee telefoniche – conclude il presidente di ECTA – ma quello di domani coinvolgerà la scelta e l’innovazione in ogni tipo di servizi di comunicazione, l’intrattenimento, i contenuti e le applicazioni”. Per questo l’Europa ha bisogno di “regole certe in grado di promuovere infrastrutture a prova di futuro su tutto il continente che siano aperte alla competizione così che i consumatori e le aziende possano accedere ai nuovi servizi ad alta velocità da una varietà di provider”.
Alfonso Maruccia