Nei giorni scorsi i primi rumor, oggi la conferma ufficiale: Microsoft ha scelto di abbandonare EdgeHTML e di abbracciare Chromium come motore sul quale basare il funzionamento del proprio browser Edge. Una decisione operata nel nome della conformità agli standard che regolano la distribuzione dei contenuti online e che nelle intenzioni del gruppo di Redmond permetterà di semplificare il lavoro degli sviluppatori. Tutti contenti, dunque? Non proprio.
Edge-Chromium, il parere di Mozilla
Tra coloro che guardano con sospetto o quantomeno con occhio critico alla nuova strategia di Microsoft con Edge c’è Mozilla. Chris Beard, CEO della Corporation che tra le altre cose si occupa di mantenere vivo il progetto Firefox, in un intervento sul blog ufficiale parla dei potenziali rischi derivanti dall’addio a EdgeHTML. In estrema sintesi, si afferma che in questo modo si va ad attribuire ulteriore potere a Google. Questo riconoscendo in ogni caso che la mossa del gruppo di Redmond ha senso se la si considera esclusivamente dal punto di vista della sostenibilità del business.
Google è vicina ad acquisire il controllo completo dell’infrastruttura che gestisce le nostre vite online e potrebbe essere non profittevole continuare a combatterla.
Beard sottolinea come così facendo si vada a smantellare ulteriormente quel principio di pluralità che ha fino ad oggi costituito una sorta di garanzia per il Web, per i suoi protagonisti e per i suoi utenti. Insomma, bigG potrà godere di un controllo ancora più esteso su tutto quanto concerne l’ambito online.
Potrebbe suonare melodrammatico, ma non è così. I browser engine, Chromium di Google e Gecko Quantum di Mozilla, sono porzioni di software che stabiliscono cosa ognuno di noi può fare online. Determinano funzionalità importanti come i contenuti che noi utenti vediamo, la sicurezza nell’accedervi e il controllo che possiamo esercitare su siti Web e servizi. La decisione di Microsoft offre a Google ancora più potere per stabilire da sola quali possibilità vengono messe a disposizione a ciascuno di noi.
Bisogna in ogni caso ricordare come già oggi Google e Chrome detengano la fetta più grande di market share nel territorio browser: prendendo in considerazione esclusivamente le piattaforme desktop, si è oltre il 65% della quota complessiva (fonte NetMarketShare).
Beard fa riferimento ai rischi derivanti dal delegare tutto il controllo o quasi nelle mani di una sola realtà.
È per questo che Mozilla esiste. Facciamo concorrenza a Google non perché rappresenti una buona opportunità di business, ma perché lo stato di salute di Internet e delle nostre vite online dipendono dalla scelta e dalla competizione.
Rischi anche per Firefox?
All’orizzonte potrebbe palesarsi un futuro difficile anche per Firefox. Molto dipenderà dalla community di sviluppatori e dalle aziende che operano sul Web: se Chromium arriverà a monopolizzare il mercato, questi potrebbero un giorno decidere di non impiegare tempo e risorse per supportare altri engine. Semplicemente, potrebbe non valerne più la pena.
Quello in gioco è dunque un equilibrio delicato. Si potrebbero innescare le stesse dinamiche che un decennio fa o poco più vedevano proprio Microsoft esercitare una sorta di monopolio tra i browser: nel 2005 l’ormai defunto Internet Explorer schiacciava al concorrenza sfiorando il 90% di market share, lasciando le briciole alle alternative. L’intervento di Beard si chiude con l’invito a provare Firefox, sottolineando i passi in avanti compiuti dal software nell’ultimo periodo in termini di performance e tutela della privacy.