Accompagnata dal plauso della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), e accolta con una nota di merito da parte del governo, l’operazione Black Press Review, condotta dal Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria della Guardia di Finanza, è culminata con l’ordine di intervento su 19 siti, “edicole on line” che offrono, senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti, l’accesso a contenuti editoriali, e a contenuti di altra natura. Dettagli relativi all’operazione e del procedimento che l’ha preceduta, insieme ad un primo elenco dei siti colpiti, emergono con il decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP Giammarinaro il 7 aprile 2015, di cui Punto Informatico ha potuto prendere visione.
Dal documento si apprende che i 19 siti (alcuni dei quali duplicati) sono stati coinvolti nel procedimento in corso verso ignoti sulla base degli articoli 70 e 171 ter della legge 633/41: i responsabili avrebbero “riprodotto, duplicato, trasmesso e comunque diffuso abusivamente cedendole a titolo gratuito opere tutelate dal diritto d’autore in violazione dell’articolo 70 in quanto diffuse in concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera”.
I siti, si spiega nel decreto di sequestro, riproducono in genere la copertina di numerose testate ma non permettono la consultazione integrale della pubblicazione: il business dei siti sequestrati, dunque, è fondato non solo sull’advertising, ma anche su sistemi di paywall abusivi, che previa registrazione consentono l’accesso a pagamento alle copie delle opere digitalizzate. Un meccanismo che, è stato verificato dalle Fiamme Gialle dopo un precedente rigetto della richiesta di sequestro, non è stato in alcun modo avallato dalle aziende editoriali né previsto dalle politiche adottate dalle testate per la consultazione online dei loro prodotti, tanto che presso La Repubblica e il Corriere della Sera, precisa il GIP, sono in corso delle indagini per individuare la falla nelle routine produttive in cui si possa collocare il trafugamento delle copie digitali.
Accertato che il proseguimento dell’attività dei 19 siti possa coincidere con la perpetrazione dei reati contestati, è stato disposto il sequestro preventivo. Due le modalità di azione: per quanto riguarda i siti allocati su server esteri è stata disposta l’inibizione degli accessi mediante reindirizzamento del DNS, mentre per i due siti ospitati su server italiani, featuremagazine.altervista.org (inaccessibile) e twix12.blogspot.it , è stato ordinato un intervento presso il fornitore di servizi.
La lista dei domini è datata 7 aprile. È stata successivamente aggiornata al 17 aprile 2015 con relativo decreto correttivo, ma la Guardia di Finanza ha confermato a Punto Informatico che non sono state apportate modifiche sostanziali.
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Gaia Bottà