I grandi nomi dell’informazione mondiale hanno lanciato una campagna contro le aziende AI come OpenAI. Gli editori accusano le big tech di saccheggiare sistematicamente i loro contenuti per addestrare i modelli di intelligenza artificiale. Tutto questo senza chiedere permesso e, soprattutto, senza sborsare un solo centesimo.
Editori contro le AI che rubano articoli senza consenso
Sotto l’egida della News/Media Alliance, nomi di peso come The New York Times e The Guardian hanno dato vita all’iniziativa “Support Responsible AI”. Il messaggio è chiaro: le Big Tech stanno derubando i creatori di contenuti di ogni tipo per alimentare le loro AI. E questo, secondo la campagna, è “anti-americano e sbagliato“.
L’offensiva mediatica sfoggia banner in rosso e bianco con frasi ad effetto come “Proteggi i posti di lavoro dal furto dell’AI“, “L’AI ruba anche da te” e “Tieni d’occhio l’AI“. Questi messaggi invaderanno centinaia di testate e siti web in tutti gli Stati Uniti.
Ma la News/Media Alliance non si limita a denunciare. Avanza anche tre richieste precise al governo americano:
- Obbligare le aziende tech e di AI a compensare equamente i creatori di contenuti.
- Imporre trasparenza, attribuzione delle fonti e riconoscimento nei contenuti generati dall’AI.
- Impedire ai monopoli di adottare pratiche coercitive e anti-competitive.
Danielle Coffey, presidente e CEO dell’alleanza, ci tiene a precisare che l’industria dei media non è contro l’AI in sé. Il punto, è che l’AI deve essere sviluppata in modo etico e sostenibile, rispettando chi fornisce le materie prime più preziose per il suo funzionamento: i contenuti creati da giornalisti, scrittori, artisti, editori. Per questo chiede la creazione di un ecosistema bilanciato.
Il caso OpenAI e la ghibli mania
La miccia che ha fatto esplodere la protesta è stato il nuovo strumento di generazione di immagini di OpenAI. Diventato virale per la sua capacità di imitare lo stile dello studio di animazione giapponese Ghibli, ha scatenato l’ira degli artisti su X e dei fan del maestro Hayao Miyazaki su Reddit.
Molti di loro, già l’anno scorso, avevano abbandonato la piattaforma per protesta contro l’uso dei loro post per addestrare l’AI. Ironia della sorte, anche su BlueSky, l’alternativa “etica” a X, un ricercatore di Hugging Face ha sollevato un polverone rilasciando un dataset di post pubblici per addestrare i modelli di chiunque.
Ma il braccio di ferro tra i media e le Big Tech dell’AI non si combatte solo a colpi di campagne pubblicitarie. Il New York Times, ad esempio, ha già portato OpenAI e Microsoft in tribunale a dicembre 2023 per l’uso non autorizzato dei suoi articoli per l’addestramento dei modelli AI. E proprio il mese scorso, un giudice federale ha dato il via libera alla causa, respingendo la richiesta di archiviazione di OpenAI.