È nato il Newsweek Daily Beast, creatura costituita dalla fusione di Newsweek e Daily Beast : l’operazione punta a verificare se le nuove forme di comunicazione possono unirsi all’autorevolezza dei giornali tradizionali per dar vita a soggetti in grado di spiccare nell’evoluzione del settore.
Come influenzare l’editoria tradizionale con la dimensione online è d’altronde una delle domande fondamentali che dovrà porsi Tina Brown, già caporedattore del Beast, che prende ora le redini anche di Newsweek, dove Jon Meacham aveva appena lasciato in seguito alle performance non esaltanti del 2009.
Il giornale di proprietà dell’anziano Sidney Harman (che l’ha rilevato per un dollaro lo scorso anno dal Washington Post) era infatti malmesso: solo nell’ultimo anno avrebbe perso 30 milioni di dollari e alcune delle sue firme migliori.
I punti di forza per allettare gli investitori saranno d’altronde non trascurabili: la rivista conta ancora su una buona nomea e su 1,5 milioni di abbonati, senza contare i complessivi 6,2 milioni di lettori (con numeri di mercato e advertising conseguentemente maggiori al Beast). Su questi numeri conta di poter lavorare la nuova creatura editoriale.
E su queste basi dovrà lavorare Tina Brown: fermare l’emorragia di lettori continuamente in calo e ricominciare la crescita, cambiare il formato e magari il target adeguandosi ai tempi. Conosce, d’altronde, una buona dose di quello che domina in Rete: il gossip e l’intrattenimento. Tina Brown, infatti, ha molta esperienza in questo campo, dalla sua direzione di Vanity Fair alla biografia della principessa Diana.
L’arrivo del direttore dal mondo online, poi, potrebbe significare un cambio di registro non solo a livello di temi trattati, ma anche di risorse: il sito del Beast ha una redazione di 70 effettivi per circa 2,2 milioni di utenti, mentre il Newsweek uno staff di 250 uomini.
La nuova sfida editoriale di commistione tra un giornale online e uno cartaceo nasce, dunque, all’insegna dell’incertezza e di pronostici contrastanti : la nuova redazione dovrà mostrare che c’è ancora spazio di manovra, mentre i giornali devono adeguarsi all’evoluzione dei tempi.
Claudio Tamburrino