Roma – “Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, dice delle puttanate di proporzioni mitiche…”. Così il commissario straordinario della SIAE Mauro Masi ha definito in una intervista apparsa su Clarence.com le posizioni espresse da Abruzzo sulla legge sull’editoria.
Una critica durissima che si basa, anche se Masi non lo spiega esplicitamente nell’ intervista , sul fatto che secondo lui la legge non impone obblighi ai siti che non vogliano partecipare alla spartizione del finanziamento pubblico mentre secondo Abruzzo tutti i siti devono registrarsi, salvo poche eccezioni.
Secondo Masi, Abruzzo “tira fuori argomentazioni tecnico-giuridiche che sono del tutto “appese”, tra virgolette”. Il commissario SIAE ammette anche che non c’è una sola “chiarissima interpretazione possibile” per quella contestatissima legge contro la quale più di 3mila siti stanno ancora raccogliendo firme , che verranno presentate nelle prossime settimane al nuovo Parlamento.
Contraddizioni note, quelle che emergono sulla legge anche in questa occasione, che non erano però al centro dell’intervista che, invece, si focalizzava sulla questione del costo degli SMS e delle suonerie sui cellulari.
In questo ambito Masi si definisce “avventurista” perché ritiene che “il futuro della musica sia della rete”, analisi condivisa da tutte le majors del settore. “Però – avverte – una rete nella legalità”.
Parlando delle 194 lire (più Iva) che la SIAE intende raccogliere sulle suonerie dei cellulari, Masi spiega che chi paga “non sono certamente gli utenti ma il gestore di telefonia mobile o dei siti che offrono questo tipo di servizio” rassicurando tutti: “Il brano, una volta prelevato, può essere utilizzato a piacimento, non è che ogni volta che si riceve una telefonata si paga…”
Masi assicura comunque che il prezzo di 194 lire è una “sperimentazione” che durerà sei mesi al termine della quale, “se vediamo che il prezzo è eccessivo”, potrà essere ridotto.
Per quanto riguarda le “violazioni” al diritto d’autore commesse via peer-to-peer, Masi non sembra sapere assolutamente di cosa si stia parlando: “In linea di principio la tecnologia “peer to peer” non dovrebbe essere in violazione del diritto d’autore, perché c’è l’assenso dell’autore all’utilizzo dell’opera”. In realtà proprio la mancanza dell’assenso è la base dei procedimenti giudiziari di cui si è lungamente parlato in questi mesi.
Masi insiste: “Si aprono altri problemi: lo sviluppo in termini di legittimità della tecnologia “peer to peer” pone un problema del ruolo delle società di gestione, e probabilmente fa pensare al fatto che avranno in futuro un ruolo diverso”. Com’è noto, a parte qualche caso, le reti peer-to-peer, basti pensare a Gnutella, hanno tutto meno che una società di gestione. Masi conclude, però, con: “Il vero problema è che non è controllabile”. Ah!