I siti del Times e del Sunday Times entro quattro settimane diventeranno a pagamento . E i loro contenuti saranno protetti da un rigido paywall che non permetterà neanche di vedere anteprime degli articoli o di cercarli con la mediazione dei search engine.
Le due testate si rifanno il trucco proponendo una nuova impaginazione, che sembra pensata per il formato iPad, con foto più grandi e maggiori contenuti multimediali. Rinnovata anche l’organizzazione generale: salta subito agli occhi a coloro che hanno avuto modo di vedere le nuove versioni in anteprima il fatto per esempio che non saranno più permessi commenti anonimi o anche l’utilizzo di pseudonimi, ma che sarà possibile interagire per i lettori solo utilizzando nomi veri (o – in mancanza di un efficace sistema di controllo – quanto meno verosimili).
Una delle maggior novità è però costituita dal blocco all’indicizzazione degli articoli da parte dei motori di ricerca : solo la sua home page potrà apparire tra i risultati. “La chiarezza è molto importante: dal momento che chiediamo ai lettori di pagare, vogliamo che tale richiesta sia del tutto chiara”, spiega Tom Whitwell, assistant editor del Times. Inoltre i link porteranno sempre al paywall (a differenza di siti come il Wall Street Journal e il Financial Times che offrono un’anteprima dell’articolo).
News Corporation, che nell’ultimo anno finanziario (caratterizzato dalla crisi economica che si è abbattuta pesantemente sugli introiti pubblicitari) ha perso 3,4 miliardi di dollari, ha deciso di tentare una strada diversa rispetto ai contenuti liberamente accessibili fondati sulla pubblicità.
Gli osservatori, per il momento, non hanno espresso commenti categorici : il numero degli utenti diminuirà di sicuro, così come – di conseguenza – gli introiti pubblicitari. Ma calcolando che attualmente il Times incasserebbe 20 milioni di sterline all’anno in pubblicità, e si medita di far pagare 2 sterline a settimana, basterebbero 175 mila abbonati per rifarsi completamente . Oppure 50 mila lettori del quotidiano cartaceo in più. Tale cifra non appare irraggiungibile, ammesso che l’editoria con i nuovi mezzi non si sia ormai definitivamente trasformata: basti pensare che dal 2006, quanto ha ampliato la sua presenza sul Web, il giornale ha perso circa 80mila utenti paganti.
Il nuovo sito sarà attivo entro quattro settimane, mentre la vecchia edizione rimarrà online e visibile anche attraverso i motori di ricerca per un periodo ancora da determinare. “Stiamo cercando di far pagare le persone per il giornalismo” spiega l’ executive editor del Times Danny Finkelstein.
Diversa strada è invece quella tentata dal New York Times che, con l’obiettivo di incrementare le visite aumentando i lettori di passaggio, sta pensando a meccanismi di paywall più blogger friendly . Riconoscendo un valore ai re-indirizzamenti ottenuti da miriadi di blog (il NYT è oltretutto il più citato ) la testata statunitense sembra infatti orientata all’incoraggiare i link al proprio sito. In particolare nel suo modello di paywall a livello , che si attiva solo dopo una quota di letture, gli accessi tramite i link dei blogger non dovrebbero contare nel numero di accessi da calcolare.
Claudio Tamburrino