Questa settimana l?articolo di apertura è dedicato ad un tema scottante: quello degli attacchi Denial of Service (DoS). Mai la Rete si è vista così impotente di fronte ad una tipologia di attacco che, dopo aver ?abbattuto? i server di alcuni big della rete, fra cui Yahoo! e Amazon, pochi giorni fa ha messo off-line anche il sito dell?FBI americana.
La cosa sorprendente è che il DoS non è certo una forma di attacco nata in tempi recenti, tutt?altro: questo strumento di offesa è stato più volte utilizzato da movimenti di protesta in Rete per ?boicottare? aziende od organizzazioni, oppure come mezzo utilizzato da alcuni hacker per indebolire le difese delle ?vittime?. Il grosso problema che oggi si pone è che se in precedenza per attuare un attacco di questo tipo c?era bisogno di molte persone e bisognava essere molto esperti, oggi con i programmini che circolano su Internet qualsiasi ragazzino può sferrare un potente attacco DoS dal suo Windows con ottime probabilità di farla franca.
Ma il guaio è anche un altro: se un tempo un attacco della portata di quelli manifestatisi in queste ultime settimane sarebbe stato imputato con tutta sicurezza ad un sabotatore esperto, probabilmente al soldo di qualcuno, oggi nessuno riesce più a distinguere un?azione portata avanti con lo scopo di danneggiare economicamente da una puramente vandalica, casuale.
Il grosso problema è che, paradossalmente, alla semplicità con cui vengono sferrati questi attacchi nessuno è ancora in grado di contrapporre un valido strumento di difesa. Naturalmente l?allerta è generale e un po ? tutti stanno correndo ai ripari: qui, a rischiare, prima ancora che le singole aziende colpite, è l?immagine dell?intera nuova economia digitale.
Alessandro Del Rosso