La Electronic Frontier Foundation (EFF) e altre organizzazioni che difendono le libertà sancite dal Primo Emendamento hanno presentato un “amicus brief” presso il tribunale di appello per chiedere al giudice di bloccare la legge che impone la vendita di TikTok, in quanto incostituzionale. Le prime udienze sono previste a partire dal 16 settembre.
Il ban di TikTok non è giustificato
Con il documento, presentato da EFF, Freedom of the Press Foundation, TechFreedom, Media Law Resource Center, Center for Democracy and Technology, First Amendment Coalition, Freedom to Read Foundation, The Cato Institute e dal professore Matthew Steilen, viene chiesto al giudice di valutare la costituzionalità della legge approvata a fine aprile e firmata dal Presidente Joe Biden.
Il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act impone alla casa madre ByteDance di vendere TikTok entro 9 mesi, ovvero entro il 19 gennaio 2025. La scadenza può essere posticipata da Biden di altri 90 giorni solo se la procedura per il disinvestimento è stata già avviata. TikTok ha denunciato il governo statunitense all’inizio di maggio.
L’azienda cinese ha recentemente evidenziato che il governo statunitense non ha rispettato gli accordi sottoscritti alcuni anni fa. In ogni caso, il ban sarà inevitabile perché la vendita è impossibile per motivi commerciali, tecnici e legali.
Le suddette organizzazioni ritengono che l’eventuale ban di TikTok rappresenti una violazione del Primo Emendamento. Le legge deve essere considerata incostituzionale perché gli utenti non potranno più accedere al social network e ciò limita la libertà di parola, espressione e associazione.
La legge giustifica il ban con la “scusa” della sicurezza nazionale, ma non è stata fornita nessuna prova che TikTok invii i dati degli utenti statunitensi al Partito Comunista Cinese. Se la sentenza del tribunale di appello sarà favorevole al governo, lo scontro proseguirà alla Corte Suprema.