Dura presa di posizione di Electronic Frontier Foundation (EFF) nei confronti di Canonical e di Ubuntu 12.10 : la discussa funzionalità di ricerca online dell’OS sarebbe una importante “violazione alla privacy” degli utenti, dice EFF, e l’advertising Amazon sarebbe solo un aspetto di un problema più generale.
Stando a quanto ha scoperto EFF, le query di ricerca nell’interfaccia Dash (Unity) di Ubuntu 12.10 vengono trasmesse ad Amazon via connessione HTTPS ma il risultato di tale query (opportunamente filtrato con eventuale advertising allegato) viene ritrasmesso in chiaro verso il client.
È un grave problema di privacy “se non si possono cercare cose sul proprio computer personale senza trasmettere quello che si sta cercando al mondo intero”, dice EFF, sottintendendo la facilità con cui qualcuno sulla rete potrebbe mettersi a “origliare” le comunicazioni in chiaro provenienti da Amazon per carpire informazioni sensibili e/o personali.
L’utente potrebbe essere alla ricerca del curriculum (salvato su HDD locale) perché intenzionato a lasciare il suo attuale lavoro, ipotizza EFF, un documento per avviare le pratiche per un divorzio, nomi di file potenzialmente contenenti segreti industriali o anche collezioni porno private: in ciascuno di questi casi, le nuove impostazioni di default di Ubuntu 12.10 renderebbero pubbliche ricerche che dovrebbero restare private.
Non bastasse questo, poi, la policy di Ubuntu non indica con precisione lo scopo di utilizzo dei dati aggregati (tramite server proprietari di Canonical) né quali obblighi hanno le società di terze parti nella raccolta di indirizzi IP e altri dati telematici.
In definitiva Ubuntu 12.10 sarebbe un gran disastro, dal punto di vista del rispetto della privacy dell’utente: EFF consiglia in tal senso di installare un ambiente operativo diverso da Unity (Gnome 3, KDE o altri), e a Canonical suggerisce di modificare le impostazioni di ricerca online: l’utente dovrebbe essere invitato a usare il nuovo “servizio” di query dirette verso Amazon, non trovarcisi immerso sin dai primi momenti dopo l’installazione dell’OS.
Alfonso Maruccia