A muoversi sono stati gli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF), partiti da un interrogativo cruciale per la tutela dei dati personali di milioni di netizen. Quali sono le attuali pratiche di gestione delle informazioni da parte dei vari social network? Ma soprattutto come si comportano i responsabili di queste piattaforme davanti ad eventuali richieste d’accesso da parte delle autorità a stelle e strisce ?
Domande a cui è stata data solo in parte risposta, con EFF a chiedere trasparenza sulla base del Freedom Of Information Act (FOIA). Il gruppo di attivisti digitali era rimasto colpito dall’ordinanza con cui il Department of Justice (DoJ) avrebbe obbligato la piattaforma cinguettante Twitter a consegnare informazioni su vari account “vicini” al sito delle soffiate Wikileaks.
L’obiettivo di EFF si era subito focalizzato sul delicato rapporto tra autorità federali e social network, in particolare sul trattamento e la consegna dei dati di milioni di utenti. Gli attivisti sono così entrati in possesso di una serie di documenti , a far luce su quante e quali informazioni siano a disposizione delle autorità a stelle e strisce .
Un insieme di guide, ad indicare le specifiche policy di siti come Facebook, MySpace, AOL ed eBay. Le scoperte di EFF sono state in parte prevedibili: le varie aziende citate non hanno mostrato una grande propensione allo sviluppo di linee guida chiare e precise . Come già evidenziato dal concetto di segretezza opzionale implicitamente suggerito da Yahoo!, che si era rifiutato di rivelare quanto valesse lo scambio di dati con lo stato.
EFF ha poi scoperto un’altra cosa: queste stesse linee guida hanno subito continue variazioni negli ultimi cinque anni , mai giungendo ad una forma definitiva. Un esempio su tutti, Facebook. Le policy del 2008 del sito in blu non contenevano alcuna predisposizione sui vari metodi legali per ottenere i propri dati. Un anno dopo era diventato tutto molto più chiaro, procedendo in primis ad una divisione in categorie delle varie tipologie di informazioni.
Facebook era in sostanza entrato in sintonia con l’ Electronic Communications Privacy Act (ECPA). Ma nel 2010 il linguaggio era cambiato: il sito in blu avrebbe consegnato i dati su richiesta delle autorità. Senza spiegare agli utenti come, soprattutto senza chiarire quali siano le informazioni fornite . Craigslist è risultata l’unica azienda ad aver chiarito agli utenti quando i loro dati potrebbero arrivare tra le braccia del governo.
Mauro Vecchio