Electronic Frontier Foundation ( EFF ) rinnova l’allarme : marcia spedita nel proprio iter legislativo la proposta volta a forzare nelle università americane l’introduzione di tutele nei confronti del copyright. A febbraio potrebbe essere presentata alla Camera: è tempo di premere per sensibilizzare i membri del Congresso.
Iniettata in un malloppo di oltre 700 pagine c’è la sezione 494 , Campus-Based Digital Theft Prevention : le università che ricevono dei finanziamenti statali sarebbero incoraggiate a sviluppare “un piano per offrire alternative al download illegale o alla distribuzione della proprietà intellettuale sulle reti peer to peer, e un piano per esplorare dei deterrenti di natura tecnologica per prevenire queste attività illegali”.
Si parla di monitoraggio , di filtri e di traffic shaping, ricorda la Foundation. Si parla di introdurre alternative legali al file sharing: prodotti marchiati dall’industria i cui costi di gestione si riverserebbero sulle spalle degli studenti, prodotti che potrebbero offrire una limitata selezione di contenuti, che potrebbero tagliare fuori studenti con dotazioni tecnologiche non compatibili. Il tutto potrebbe essere considerato un presupposto perché l’ateneo fruisca del finanziamento statale.
Sarebbe questo un provvedimento estremamente gradito all’industria dei contenuti, che da tempo reprime e preme sul segmento dei giovani studenti, che stentano ad assimilare il concetto di proprietà intellettuale, ma sono ancora abbastanza malleabili perché l’industria lo possa inoculare nelle loro menti.
Meno entusiasti potrebbero rivelarsi gli atenei. Checché ne dicano esperti in materia e sponsor della proposta , il bill potrebbe sottoporre le università a un ricatto : strategie a tutela dell’industria dei contenuti in cambio di finanziamenti.
Per questo motivo EFF tenta di mobilitare la società civile: a febbraio la proposta di legge potrebbe essere presentata alla camera bassa. Perché la sezione 494 non passi inosservata, la Foundation invita i cittadini a rendere consapevoli i propri rappresentanti, basta compilare con i propri dati un modulo messo a disposizione sul sito dell’Associazione. “Vi invito a riconsiderare la necessità di inserire queste proposte relative alla proprietà intellettuale in una proposta di legge mirata a rendere l’istruzione più abbordabile per gli studenti – si legge nel testo del messaggio – Vi invito a riconoscere che questi provvedimenti sono fuori luogo in una proposta di legge riguardante i finanziamenti”.
Gaia Bottà