C’è un recente articolo apparso sul sito ufficiale di Electronic Frontier Foundation (EFF) che ha chiamato in causa sette corporations of interest , da tenere sotto controllo perché ritenute intrattenere oscuri rapporti commerciali con la Cina, in esportazioni di svariate tecnologie di sorveglianza e censura . Aziende del calibro di Cisco, Motorola e Oracle sarebbero dunque per EFF sotto indagine: nessuna accusa formale, nessuna certezza, solo densi sospetti.
Nell’articolo in questione EFF si è innanzitutto mostrata particolarmente soddisfatta delle recenti dichiarazioni del Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, che aveva fatto pressioni sul settore privato affinché pensasse a tutelare la libertà d’espressione sempre al di sopra del facile e immediato profitto economico. Ma – stando alle parole di EFF – Clinton si era rivolta a colossi dei media come Google e Yahoo!.
Bisognerebbe invece prestare attenzione ad alcune aziende statunitensi impegnate nel settore della tecnologia, dell’IT. A partire da Cisco , che sarebbe stata certamente al corrente degli utilizzi a sfondo repressivo dei suoi prodotti esportati nel paese asiatico. Stando a quanto riportato dal Guardian , si tratterebbe di un giro d’affari che varrebbe oltre 350 milioni di euro l’anno .
Nella lista dei cattivi di EFF c’è anche Oracle : un terzo del suo business in Cina sarebbe condotto in stretta relazione con il governo. Poi, Motorola , che avrebbe venduto alle autorità di Pechino una serie di dispositivi mobile da girare al corpo di polizia con lo scopo di controllare le attività dei cittadini cinesi.
Per EFF , si tratterebbe soltanto di piccoli pezzi di un più vasto puzzle, quasi certamente comprendente un numero ben maggiore delle sette aziende citate (tra le altre, Nortel, EMC e Sybase ). Queste dovrebbero – ha poi concluso l’articolo – denunciare pubblicamente tutti i dettagli delle proprie attività in Cina, dal tipo di tecnologie vendute al loro scopo ultimo, dai guadagni ottenuti ai propositi per il futuro.
Mauro Vecchio