Aprendo l’applicazione IO, balza immediatamente all’occhio il messaggio relativo alla sospensione semestrale del Cashback: niente più rimborsi da maturare, da qui a fine anno, né 150 né 1.500 euro. Si ripartirà l’1 gennaio, non è dato a sapere se con le stesse modalità, a meno che lo stop temporaneo non diventi definitivo. In tal caso andrà in archivio un’iniziativa che, sebbene perfettibile, pare aver centrato almeno uno degli obiettivi che erano stati posti, quello di spingere gli italiani a prendere confidenza con i pagamenti elettronici, attraverso lo strumento di un incentivo economico che, per una volta, ha teso una mano ai privati cittadini.
Cashback e Super Cashback: bene (ma non benissimo)
Ci sarà tempo e modo per capire se a Cashback e Super Cashback dovremo appiccicare l’etichetta di buco nell’acqua o di scintilla in grado di innescare il cambiamento. Lo faremo con i freddi numeri alla mano, immuni da ogni tipo di pregiudizio o influenza di natura politica, per capire se a quanto messo in campo è corrisposto o meno un ritorno, in termini di denaro sonante e non solo.
Quel che possiamo affermare fin da ora è che, il più grande merito del programma, è forse quello di aver fatto gettare la maschera a tutti coloro che compongono l’intricato puzzle dell’economia nostrana. Chi spende ha capito se conviene (al suo portafogli anzitutto, ancor prima che alla collettività) continuare a farlo in contanti. Chi vende ed è per ragioni non dermatologiche allergico alla carta termica degli scontrini è stato messo spalle al muro e costretto ad addurre una nuova giustificazione per non accettare carte o app (la scusa del POS che non funziona, non regge più). I nostri rappresentanti hanno lasciato da parte inconcludenti dichiarazioni diplomatiche per esporsi ed esporre le loro posizioni, seppur in modo colpevolmente tardivo.
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Che l’iniziativa fosse (e sia) da migliorare lo abbiamo capito fin da subito e scritto su queste stesse pagine a più riprese, già a poche settimane dal via. I margini di miglioramento sono ampi. Affermare fosse (e sia) un regalo ai furbetti o uno spreco di risorse è però fuori luogo ed esito di un’analisi poco attenta o volutamente viziata.
Chi di dovere ha fatto orecchie da mercante finché ha potuto, ma il Cashback ha sollevato una discussione che, pur con toni talvolta eccessivi e fuori luogo, era ed è necessaria.
Cashback, perdoniamo per i tuoi peccati. Rifletti e riprendi fiato. Ci vediamo l’1 gennaio. Forse.