A poche ore dal lancio del progetto Repubblica Digitale da parte del Team per la trasformazione Digitale, un report della Commissione Europea sembra giungere alle medesime conclusioni sullo stato di avanzamento della digitalizzazione in Italia: poca, non consolidata, ma soprattutto rallentata dalla cronica carenza di conoscenze sul tema da parte dei cittadini. Il problema siamo noi, insomma: sebbene l’Italia non eccella in nessuno degli ambiti presi in esame dalla Commissione, il deficit più grave è proprio nel modo in cui i passi avanti vengono recepiti, compresi e metabolizzati nell’uso quotidiano.
In questo quadro, l’eGov italiano sembra essere completamente al giogo della propria stessa popolazione, incapace di spingere ulteriormente sull’acceleratore in virtù di un sistema assolutamente non consolidato, benché potenzialmente virtuoso. I dati dell’eGovernment Benchmark 2019, basati su uno studio transnazionale sulle ricadute delle politiche di eGov sui paesi dell’area europea, consentono di fotografare non soltanto le singole realtà nazionali, ma anche di metterle a confronto per lasciar emergere le differenze di sostrato e di innovazione che ogni singola realtà evidenzia.
Al cospetto di una digitalizzazione dei processi di eGov che si assesta in prossimità della media europea (67% contro 68%), il tasso di penetrazione è in assoluto tra i più bassi dell’area europea (praticamente la metà rispetto alla media). Un dato del genere non può che imporre una riflessione sulle ricadute che il tutto possa avere in termini economici, di giustizia, trasparenza ed efficienza.
Il report ha una chiosa netta sul paese Italia: c’è grande scarsità di “digital skill” e di abitudine alla vita online. Dare la colpa alla connettività o alla carenza di servizi è qualcosa che non fa onore alla verità, poiché il collo di bottiglia è altrove e il tallone d’Achille va identificato in altri aspetti. Decenni di culto della tv potrebbe aver lasciato seri danni, tali da riverberarsi ora in questo ritardo difficilmente colmabile sia per motivi legati all’età media dei cittadini, sia per un’inerzia culturale non facile da sbloccare.
Una situazione, però, che apre anche a grandissime opportunità: il sistema paese non è pronto a recepire le virtù dell’eGov, ma le istituzioni sembrano aver recepito il messaggio in anticipo. Insomma: fatta l’Italia digitale, bisogna fare gli italiani.