La nuova rivoluzione “green” dell’America al tempo di Obama passa anche per le “smart grid”, un nuovo tipo di rete elettrica molto più attento ai consumi e all’utilizzo intelligente dell’energia. Del mega-piano di ripresa economica approvato dal Congresso USA per fronteggiare la crisi più grave dal dopoguerra, una parte dei fondi è destinata proprio alla promozione delle smart grid , e in prima fila per il loro impiego c’è una coalizione di startup capitanata dal colosso tecnologico IBM.
Sono 10 i miliardi di dollari che il piano di Obama devolve allo sviluppo delle smart grid, e IBM lavora con i partner per testare le innovazioni tecnologiche nel suo campus di Austin, in Texas. Qui i tecnici e i ricercatori hanno riprodotto dei possibili scenari di utilizzo della rete elettrica intelligente valutandone l’impatto sui consumi.
C’è ad esempio la copia-carbone di una stanza di ospedale dotata di sensori variamente assortiti, in grado di riconoscere la presenza di un dottore fornendogli dettagli sui pazienti. Accanto vi si trovano saloni di ricreazione, cucine, bar e la stanza da cui Jeff Mausolf impersona il ruolo di chi deve controllare lo stato della somministrazione energetica regolandola laddove necessario.
Mausolf, fondatore della società Solutions Experience Lab IT , ordina a un termostato di regolarsi su qualche grado in più in risposta a una ondata di calore, provocando lo spegnimento del condizionatore d’aria. In seguito, agendo sempre da remoto, spegne luci e altri apparecchi risparmiando ulteriormente sul dispendio di energia elettrica.
L’intelligenza delle “smart grid” si trova giust’appunto nei dispositivi di controllo del dispendio di elettricità, le cui possibilità di utilizzo solleticano anche gli appetiti di Google che sta sviluppando il software PowerMeter , grazie al quale gli utenti potranno “censire” cosa, nell’ambiente domestico, consuma troppa energia e cosa si comporta in maniera virtuosa.
Paradossalmente la tecnologia informatica dei dispositivi della “smart grid” rappresenta anche il suo punto debole, cosa di cui si sono accorti i ricercatori della società di consulenza IOActive evidenziando difetti non da poco nella sicurezza della rete . Per quanto smart fossero, infatti, i dispositivi testati dalla società nel corso dell’anno scorso si sono dimostrati tutti vulnerabili ad attacchi , concretizzatisi in un worm progettato per diffondersi all’interno della rete e cambiare il testo dei pannelli LCD in “pwned”.
In questo caso non si tratta di un network di computer messo knock-out da una procedura erronea o da un malware, come ad esempio successo lo scorso anno nella centrale nucleare Edwin I. Hatch in Georgia, ma della compromissione della rete vera e propria. I possibili vettori di diffusione di un ipotetico agente malevolo sono molteplici e includono i firmware così come gli eventuali software di controllo implementati nei singoli dispositivi della rete. La distribuzione verrebbe poi facilitata dal fatto che il canale di comunicazione più usato è la rete wireless.
Il problema principale dei due milioni di dispositivi pensati per funzionare in una smart grid (con altri 17 milioni in arrivo grazie ai fondi summenzionati) è che si tratta di tecnologie non scrutinate a dovere da parte di soggetti terzi come un qualsiasi altro prodotto tecnologico “intelligente” e, se IOActive non rende pubbliche le falle individuate per evitare di mettere a rischio la sicurezza delle persone, la soluzione più semplice rimane probabilmente il vecchio ma sempre valido principio di precauzione. Per i produttori così come per gli utenti.
Alfonso Maruccia