In quella che appare come una potenziale conferma pratica delle predizioni tecno-scientifiche di Big Blue , i ricercatori del Georgia Institute of Technology dicono di aver trovato il modo di sfruttare l’elettricità statica per generare corrente elettrica da usare come ricarica “al volo” per telefoni e altri gadget mobile.
La nanotecnologia che “estrae” corrente elettrica dal fenomeno noto come effetto triboelettrico è ancora una volta opera del team di Zhong Lin Wang, ricercatore del Georgia Tech che da tempo lavora sulla possibilità di sfruttare l’energia prodotta in movimento per ricaricare le batterie degli smartphone e simili.
Fin a questo punto, Wang e colleghi si erano rivolti a soluzioni piezoelettriche capaci di trasformare lo stress meccanico in elettricità. Le nanostrutture sensibili alla pressione meccanica hanno però lo svantaggio di non generare una quantità di energia particolarmente alta, ragion per cui i ricercatori hanno deciso di cambiare radicalmente approccio.
Entra così in gioco il succitato effetto triboelettrico, vale a dire la produzione di elettricità statica derivante dallo sfregamento di due materiali diversi. I due materiali scelti dal team di Wang sono una plastica a base di polietilene e un metallo, e i test di laboratorio proverebbero che il nuovo metodo funziona molto meglio di quelli piezoelettrico.
Quando la plastica e il metallo entrano in contatto si produce elettricità statica, e quando i due strati di materiali vengono flessi si genera una corrente elettrica che può essere sfruttata per ricaricare una batteria agli ioni di litio tradizionale.
Gli scienziati del Georgia Tech sostengono di poter convertire il 10-15 per cento di energia meccanica derivante dal movimento in corrente elettrica, mentre usando materiali ancora più sottili si potrebbe arrivare anche al 40 per cento.
Per estrarre la quantità di energia sufficiente a ricaricare una batteria, invece, occorre usare un quadrato di nano-patchwork plastica-metallo grande cinque centimetri. Il prossimo obiettivo della ricerca di Wang e colleghi è ora provare che la tecnologia funziona ed è implementabile nella vita quotidiana.
Alfonso Maruccia