Come previsto il 19 ottobre scorso, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha adottato quattro provvedimenti cautelari nei confronti Iren, Iberdrola, E.ON e Dolomiti per non aver rispettato il divieto di modificare il prezzo dei contratti in corso. L’antitrust ha inoltre bloccato fino al 30 aprile 2023 gli aumenti alla scadenza dei contratti.
Interpretazione “radicale” della legge
AGCM aveva avviato quattro istruttorie per verificare l’esistenza di una pratica scorretta, ovvero l’applicazione di variazioni unilaterali (peggiorative) delle condizioni generali di contratto, vietate dall’art. 3 del decreto legge n. 115 del 9 agosto 2022 (Aiuti bis), convertito in legge n. 142 del 21 settembre 2022. Dato che nessuna delle aziende ha giustificato adeguatamente (e modificato) la propria condotta, l’antitrust ha adottato le misure cautelari per difendere i consumatori.
In particolare:
- Iberdrola e E.On hanno l’obbligo di applicare le originarie condizioni ai consumatori che hanno sottoscritto nuovi contratti a condizioni peggiorative e consentire di ritornare alle originarie condizioni ai consumatori che, a seguito della risoluzione, hanno scelto un nuovo fornitore o sono stati trasferiti alla fornitura in regime di salvaguardia
- Dolomiti e Iren devono sospendere le illegittime comunicazioni di modifica unilaterale delle condizioni economiche, mantenendo fino al 30 aprile 2023 il prezzo di fornitura applicato in data precedente al 10 agosto
Le quattro aziende devono infine comunicare ai consumatori, con la stessa modalità adottata in precedenza, sia l’inefficacia delle comunicazioni inviate che le misure cautelari.
Finora era chiaro che l’art. 3 del decreto si applicava ai contratti in corso. L’antitrust ha ora specificato che, fino al 30 aprile 2023, non è possibile incrementare i prezzi nemmeno per i contratti che scadranno prima di questa data. In pratica, i rinnovi con nuove condizioni potranno avvenire solo dal 1 maggio 2023.
Secondo Utilitalia, l’autorità ha “cristallizzato il mercato”, effettuando una “lettura radicale” della norma. L’Unione Nazionale Consumatori ha apprezzato l’intervento di AGCM, ma ha aggiunto che il TAR del Lazio potrebbe accogliere l’eventuale ricorso delle aziende in merito al blocco dei contratti fino al 30 aprile 2023.