Brutte notizie per i clienti di Iren. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dall’azienda di Reggio Emilia, bocciando il provvedimento dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) che vietava la modifica delle condizioni per i contratti scaduti. Ciò significa che Iren può aumentare i prezzi prima del 30 aprile 2023.
Iren vince il ricorso: aumenti in arrivo
L’autorità antitrust ha avviato a fine ottobre un procedimento istruttorio nei confronti delle società Iren, Iberdrola, E.ON e Dolomiti, fornitrici di energia elettrica e gas naturale sul mercato libero. Successivamente ha adottato i provvedimenti cautelativi perché le aziende avrebbero violato l’art. 3 del decreto n. 115 del 9 agosto 2022 (Aiuti bis). Lo stesso è avvenuto nei confronti di A2A, Acea, Edison, Enel, Engie, Eni e Hera a metà dicembre.
Secondo AGCM, le aziende non possono modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo, se avvengono dopo l’entrata in vigore del suddetto decreto (10 agosto 2022). L’autorità ritiene che gli aumenti non possono essere applicati nemmeno per i contratti che scadono prima del 30 aprile 2023.
Iren ha impugnato il provvedimento dinanzi al TAR del Lazio con richiesta di misura cautelare, ma i giudici hanno deciso di fissare l’udienza al 23 febbraio 2023. Iren ha quindi presentato appello al Consiglio di Stato, evidenziando l’errata interpretazione del decreto da parte di AGCM e i conseguenti danni (264 milioni di euro) derivanti dal mancato aggiornamento dei prezzi per i contratti scaduti prima del 30 aprile 2023.
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso, sospendendo l’efficacia del provvedimento impugnato per i contratti a tempo determinato con scadenza antecedente al 30 aprile 2023. La decisione è valida solo per Iren, ma sarà certamente la stessa per le altre aziende che presenteranno o hanno presentato ricorso. Non è noto se gli aumenti verranno applicati subito o dopo la decisione del TAR del Lazio.
Questo è il commento di Utilitalia sulla questione:
La delibera odierna del Consiglio di Stato rappresenta un primo passo nella giusta direzione per chiarire la questione degli aumenti dei prezzi dell’energia previsti alla scadenza dei contratti, bloccati nei giorni scorsi dall’Antitrust. Una questione così strategica deve essere risolta attraverso una chiara decisione politica e non a colpi di sentenze. Decisione, oltretutto, in linea con il Regolamento europeo in materia di caro energia (Regolamento UE 2022/1854) che prevede che se uno Stato interviene sui prezzi dell’energia, di fatto regolandoli, è tenuto a risarcire le imprese. Di certo il costo economico di limiti nazionali ai prezzi retail non può ricadere esclusivamente sulle imprese del settore energetico, già alle prese da mesi con costi delle materie prime ai massimi storici.