Quanto ci metterebbe il computer più potente del mondo a risolvere un problema estremamente complesso? Giorni, mesi, anni? Willow 5 minuti. È il chip quantistico di Google. È così potente da riuscire risolvere in pochissimo tempo un’operazione che un supercomputer tradizionale ci metterebbe un tempo superiore all’età dell’universo!
Persino Elon Musk è rimasto senza parole, che ha commentato su X con un semplice ma eloquente “Wow”. D’altronde, di fronte a una simile meraviglia tecnologica, cos’altro si potrebbe dire?
Wow
— Elon Musk (@elonmusk) December 9, 2024
Il chip quantistico Willow di Google infiamma Elon Musk
Ma cosa rende Willow così speciale? I qubit. I bit tradizionali possono assumere solo i valori 0 o 1, i qubit invece entrambi, contemporaneamente. Grazie a questa proprietà, i qubit riescono a eseguire calcoli ed elaborazioni impensabili per i PC che usiamo tutti i giorni.
Con i suoi 105 qubit, Willow apre le porte a un mondo di possibilità finora inesplorate. Dalla scoperta di nuovi farmaci alla lotta ai cambiamenti climatici, le applicazioni del quantum computing sembrano infinite. E pensare che siamo solo all’inizio!
Certo, non è tutto rose e fiori. Uno dei maggiori ostacoli del quantum computing è sempre stato il tasso di errore. All’aumentare del numero di qubit, cresceva anche la loro instabilità, rendendo i risultati inaffidabili. Ma anche in questo caso, Google ha trovato una soluzione geniale.
Grazie a un design innovativo che collega i qubit in modo mai visto prima, Willow riesce a correggere gli errori in tempo reale, mantenendo la precisione anche su larga scala. Un po’ come avere un correttore automatico per i calcoli più complessi dell’universo!
Cluster quantistici nello spazio? Perché no!
L’entusiasmo per Willow è alle stelle, e non solo in casa Google. Lo stesso Sundar Pichai, CEO del colosso di Mountain View, ha ipotizzato su X la possibilità di costruire cluster quantistici in orbita usando i razzi Starship di SpaceX. Fantascienza? Per Elon Musk no, anzi: “Probabilmente accadrà”.
E non è finita qui. Il vulcanico imprenditore sudafricano si è lanciato in una disquisizione sulle civiltà avanzate, sostenendo che l’umanità dovrebbe puntare a raggiungere almeno il livello II della scala di Kardashev (quella che misura la capacità di una civiltà di sfruttare l’energia della propria stella). Il primo passo? Ricoprire di pannelli solari tutti i deserti del pianeta. Niente male come piano B se l’informatica quantistica dovesse deluderci!
Il futuro è quantistico (ma ancora lontano)
Nonostante l’hype, però, i computer quantistici non sono dietro l’angolo. Serviranno ancora anni, forse decenni, prima che diventino realtà quotidiana.