Cosa ne sarebbe della Verità se fosse semplicemente decisa a maggioranza? Come potrebbe essere percepita se fosse una sentenza, invece che un obiettivo a tendere? Come potrebbe essere plasmata, plagiata, deviata e violentata se ci fosse qualcuno a poterne impugnare le dinamiche?
Ci si potrebbe soffermare a lungo su una riflessione di questo tipo, ma diventa cosa doverosa soprattutto quando un multimiliardario di grande influenza ci mette le mani sopra. Perché quando la Verità sarà statalizzata (come da concetto del “Ministero della Verità” delle fantasie di Orwell) o privatizzata (come da provocazione di Elon Musk ), allora occorrerà chiedersi davvero cosa ci sia rimasto ancora a disposizione.
Quella di Elon Musk è una provocazione, tipica del suo modo di agire, ma non per questo da sottovalutare. A prescindere che Musk ponga in essere quel che sostiene di voler fare, è importante di per sé anche solo che lo abbia pensato, twittato e divulgato. Perché rappresenta una ulteriore goccia di veleno all’interno di un dibattito sul giornalismo già sufficientemente inquinato.
Cosa ha detto Elon Musk
Elon Musk ha intrapreso da alcune ore una massiccia controffensiva nei confronti della stampa in risposta a quella che lui ritiene essere una offensiva dei media nei suoi confronti. In particolare ha giudicato in malo modo gli articoli giunti contro l’affidabilità delle auto Tesla (a seguito di un report indipendente che ne ha bocciati vari aspetti), qualcosa che potrebbe frenarne la distribuzione e che per questo vien visto come un ostacolo tanto improvviso e potente da poter essere giudicato come sospettosamente doloso.
Per questo motivo una serie di tweet ha messo nel mirino la stampa, lasciando intendere come possa essere prona a tentativi di linciaggio mediatico ed utilizzata quindi al soldo di specifici interessi di parte.
Ecco dunque la provocazione: un tweet annuncia l’idea di creare un sito ove il pubblico possa votare ogni singolo articolo per tenere traccia della credibilità di editori e giornalisti. Un sito da chiamare “Pravda” (“Verità” di sovietica memoria), con cui tracciare le recensioni dei lettori per individuare attraverso un algoritmo quelle che sono le firme e le testate meritevoli di maggior fiducia.
Going to create a site where the public can rate the core truth of any article & track the credibility score over time of each journalist, editor & publication. Thinking of calling it Pravda…
— Elon Musk (@elonmusk) 23 maggio 2018
L’attacco di Musk sconfina anche nel complottismo, mettendo in dubbio l’intera dignità del giornalismo con un tweet che motiva il linciaggio nei suoi confronti con il fatto che Tesla non investe in pubblicità, mentre le grandi compagnie del petrolio sarebbero estremamente generose in tal senso.
Problem is journos are under constant pressure to get max clicks & earn advertising dollars or get fired. Tricky situation, as Tesla doesn’t advertise, but fossil fuel companies & gas/diesel car companies are among world’s biggest advertisers.
— Elon Musk (@elonmusk) 23 maggio 2018
I media vengono quindi giudicati in modo estremamente negativo: ipocriti nella migliore delle ipotesi, mercenari nella peggiore, in ogni caso del tutto immeritevoli di qualsivoglia fiducia. Di qui l’idea di un ranking in grado di smascherare il falso e, a colpi di maggioranza, stabilire chi meriti fiducia, chi debba essere presentato come affidabile e chi debba invece essere ostracizzato.
Pravda
Di qui l’idea del sito (che ancora non c’è): Pravda , il luogo in cui stabilire la verità, lo strumento con cui fornire dati ad un algoritmo in grado di restituire un giudizio.
Stabilire l’ affidabilità di un giornalista o di una testata avrebbe conseguenze estremamente deleterie per l’intero settore. In primis, perché influenzerebbe il giornalismo stesso, spingendo verso l’omologazione e l’abbattimento di ogni qualsivoglia iniziativa critica nei confronti della pubblica opinione. Ciò significa che, per poter continuare ad operare, lavorare e vivere, un giornalista dovrebbe occuparsi di temi di grande diffusione, seguendo opinioni già consolidate e vietandosi analisi in grado di mettere in discussione il sentire comune.
Un Tripadvisor degli editori, nel quale chi giudica difficilmente ha gli strumenti per giudicare bene, mentre chi è giudicato difficilmente ha la forza di poter ignorare il giudizio stesso. Son dimaniche bocciate già nei fatti, le cui applicazioni mostrano i propri limiti ogni singolo giorno. L’istituzione giornalistica viene così annichilita , messa alla berlina da meccanismi che premiano il fascino sulla sostanza, l’omologazione sulla ricerca, la conferma sul dubbio, il meme sulla riflessione, il bello sul giusto, eccetera. Un’idea bislacca, una provocazione dannosa, un pensiero strisciante che attinge a piene mani dall’idea populistica e anti-scientifica per cui la maggioranza ha ragione, a prescindere, per una semplice questione quantitativa. Come se la Verità possa essere definita a posteriori e non abbia predeterminazione: insomma, come se la Verità esistesse soltanto nel momento in cui una maggioranza la identifica e non fosse pre-esistente a qualsivoglia voto di massa.
Cosa succederebbe se un magnate come Elon Musk promuovesse realmente un meccanismo di questo tipo con lo stesso successo con cui ha saputo vendere i suoi nuovi lanciafiamme? Cosa succederebbe, soprattutto, se un meccanismo simile non fosse trasparente, ma in mano ad un privato, peraltro estremamente ricco, peraltro estremamente adirato con specifici media?
Non sappiamo cosa succederebbe. Ma possiamo farcene un’idea. E possiamo rivendicare il diritto a cercare la Verità, anche in un mondo nel quale la maggioranza ritiene di poterla possedere per poterne fare ciò che meglio ritiene. Come ha fatto Elon Musk, del resto, che in un mondo formattato sull’industria del petrolio ha cercato una via autonoma e indipendente basata sulla mobilità elettrica e la guida autonoma: vogliamo credere in questo Musk, quello eversivo, quello geniale, quello controcorrente, quello visionario. Lasciamo la Pravda al passato, e ai media il loro ruolo sociale, e agli imprenditori la loro pulsione fondamentale all’innovazione.