Tanto tuonò che alla fin fine non piovve: Elon Musk ha formalmente rinunciato all’acquisizione di Twitter e la motivazione che ha fatto saltare tutto appare col senno del poi al limite del credibile. La comunicazione ufficiale depositata presso la SEC, infatti, pone innanzi a tutto il resto gli screzi maturati attorno alla richiesta di informazioni circa il quantitativo di falsi account registrati, cifra che il social network ritiene opportunamente dentro margini di sicurezza. Musk ha chiesto informazioni più precise ed ora spiega di non aver ricevuto documentazione completa e utile allo scopo.
Musk: non s’ha da fare
La rinuncia all’operazione diventa una vera e propria accusa nei confronti del board di Twitter, additato per aver fornito informazioni né complete, né utili, né fruibili. Una sorta di ostruzionismo tale da impedire il proseguimento dell’affare e ponendo ora le parti su fronti opposti. Sul fronte opposto, il board tiene fermo il punto: le informazioni sono state fornite, l’accordo era siglato, ora Musk ha il dovere di portare avanti la propria operazione secondo le cifre precedentemente concordate. In caso contrario, ovviamente, non resterà che passare alle vie legali.
The Twitter Board is committed to closing the transaction on the price and terms agreed upon with Mr. Musk and plans to pursue legal action to enforce the merger agreement. We are confident we will prevail in the Delaware Court of Chancery.
— Bret Taylor (@btaylor) July 8, 2022
Al momento Musk appare improvvisamente in posizione di debolezza: dopo aver metaforicamente manganellato il board Twitter lungo tutto il corso della trattativa, criticando in lungo e in largo il modo in cui il social network era gestito e proponendo improvvisate soluzioni utili a rinverdire i fasti del progetto (nonché criticando gli utenti iscrittisi senza mai twittare con continuità), ora Musk fa un passo indietro troppo frettoloso e poco argomentato. Ha lanciato il sasso in pubblico, insomma, ed ora ritirare la mano non lo può salvare dalle conseguenze.
In ballo ci sono un social network tra i più noti al mondo e 44 miliardi di dollari, nonché un significativo peso politico che in area repubblicana guardavano con un certo favore. I bot, l’anima sporca del social network, sono protagonisti inconsapevoli di questa diatriba, tirati di mezzo quando i problemi stanno molto probabilmente altrove. In Borsa, nel frattempo, le azioni sono cadute di 4 punti percentuali nel mercato after-hour e fin da lunedì il titolo potrebbe rispondere ancor più decisamente a quello che è un finale probabilmente inatteso agli inizi ma, alla luce delle ultime polemiche di queste settimane, tutto fuorché imprevedibile.