Non tutti sono d’accordo con la nomina di Elon Musk a Person of the Year, ufficializzata ieri dal TIME. C’è chi la definisce la peggiore decisione di sempre
, facendo riferimento ai comportamenti e agli atteggiamenti talvolta discutibili del numero uno di Tesla, SpaceX, Neuralink e The Boring Company.
Person of the Year: polemica sulla scelta di Musk
A finire nel mirino, tra le altre cose, alcune uscite particolarmente infelici sul tema COVID-19. In più occasioni il CEO ha sottostimato i pericoli connessi alla malattia e al contagio, rivolgendosi via Twitter a un pubblico composto da decine di milioni di follower e mantenendo operativi gli impianti da cui escono le auto elettriche del marchio. anche mentre altrove si imponevano chiusure per la salvaguardia dei lavoratori e delle loro famiglie. Qui sotto un post risalente al 19 marzo 2020.
Sulla base dei trend attuali, ci saranno probabilmente zero nuovi casi anche negli Stati Uniti entro la fine di aprile.
Based on current trends, probably close to zero new cases in US too by end of April
— Elon Musk (@elonmusk) March 19, 2020
Al centro delle polemiche anche la posizione di Musk in merito alle tasse e, in particolare, la sua fervente opposizione alla riforma che oltreoceano vorrebbe i più ricchi (il patrimonio personale del magnate è il più elevato al mondo) contribuire in modo più significativo alle salute delle casse pubbliche, a favore dei meno abbienti.
Let’s change the rigged tax code so The Person of the Year will actually pay taxes and stop freeloading off everyone else. https://t.co/jqQxL9Run6
— Elizabeth Warren (@SenWarren) December 13, 2021
TIME, dal canto suo, difende la scelta affermando che l’attribuzione dell’etichetta Person of the Year non è un premio, ma un attestato consegnato a colui (o colei o coloro) che ha esercitato la maggiore influenza sugli eventi dell’anno trascorso, nel bene o nel male. Certo è che l’intervista pubblicata in concomitanza con l’assegnazione sembra avere toni piuttosto celebrativi.
In passato la nomina è toccata anche a Hitler (nel 1938, non comparve in copertina) e Stalin (due volte, nel 1939 e nel 1942). Nel 2016 è stata la volta di Trump, nel 2020 del successore Biden affiancato dalla vicepresidente Harris.