365 voti a favore, 57 contrari, 14 astensioni . La Camera dei Deputati ha così cassato la proposta d’emendamento al disegno di legge recante “disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011”. Ovvero l’iniziativa presentata dall’On. Gianni Fava (Lega Nord) per introdurre una nuova forma di responsabilità a carico dei cosiddetti hosting provider .
Dai più dipinta come una versione tricolore del famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA), la proposta d’emendamento avrebbe apportato significative modifiche al comma 1 b dell’ articolo 16 – Responsabilità nell’attività di memorizzazione di informazioni, Hosting – del Decreto legislativo 70/2003 . In sostanza, ai vari provider della Rete sarebbe stata imposta la rimozione dei contenuti illeciti su segnalazione di qualsiasi soggetto privato .
“Oggi è una grande vittoria per tutti noi – ha commentato a caldo il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro – Siamo riusciti a bloccare l’ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione. È stata una battaglia per la democrazia che abbiamo portato avanti e continueremo a sostenere fermamente”. Alla Camera, la sola Lega Nord si è espressa in favore della proposta d’emendamento .
“I Parlamentari che hanno detto no all’emendamento Fava non sono pirati e, probabilmente, non hanno a cuore la tutela della proprietà intellettuale meno di quanto non l’abbia a cuore l’Onorevole Fava – ha spiegato l’esperto Guido Scorza – ma, semplicemente, hanno ritenuto che tali esigenze di tutela non potessero giustificare il rischio di comprimere, oltre il lecito, la libertà di manifestazione del pensiero online”.
“Il voto di oggi conferma innanzitutto le nuove importanti ed efficaci possibilità di mobilitazione che la Rete affida ai cittadini, sempre più determinati a far valere i propri diritti interagendo e se necessario contestando direttamente i propri rappresentanti – ha poi dichiarato Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale – Ma è anche il segno che esiste una piccola pattuglia trasversale di parlamentari determinati a difendere i valori di una rete libera e aperta”.
Secondo Nicotra, i dati sullo sviluppo del mercato legale dimostrerebbero che “la strategia repressiva che ha fermato lo sviluppo della Rete in Italia non ha più senso”. Diverso il parere dello stesso Fava, in precedenza volato negli States per incontrare Lamar Smith, il senatore repubblicano tra i principali promotori di SOPA. La pirateria online causerebbe danni per 200 miliardi di dollari all’economia globale .
“Un’occasione persa per contrastare la pirateria” – ha commentato Marco Polillo, attuale presidente di Confindustria Cultura Italia – L’articolo non voleva mettere nessun bavaglio al web ma solo adeguare il nostro ordinamento alla disciplina comunitaria”. In particolare alla Direttiva europea sul commercio elettronico, che scagiona siti e provider solo quando le violazioni avvengano a loro insaputa.
“L’emendamento di Fava proponeva semplicemente di tornare a una reale insaputa – ha continuato Polillo – In altre parole: se uno pubblica consapevolmente un contenuto di altri, ne risponde. Dove sta l’assurdo? E dove sta la censura? Stupisce che i nostri parlamentari, anche con passato di magistrati, non si siano resi conto che in questo modo non hanno fatto altro che incentivare potenzialmente l’illegalità, violando disposizioni comunitarie”.
Stesso discorso dal presidente di FIMI Enzo Mazza, che ha sottolineato come la bocciatura dell’emendamento rappresenti “una vittoria per Megaupload e The Pirate Bay”. “L’emendamento Fava – chiosa – avrebbe corretto un’implementazione non aderente alla direttiva comunitaria del 2001, nessun SOPA all’italiana, ma semplicemente l’integrazione di un meccanismo più efficiente per la rimozione di contenuti illegali”.
Mauro Vecchio