Roma – Michael Robertson, tra i più celebri e certo tra i più prolifici imprenditori di Silicon Valley, non potrà essere messo in croce da EMI nel nuovo, ennesimo, procedimento giudiziario intentato per abuso del diritto d’autore. Lo ha stabilito un giudice federale a New York, sostenendo che EMI e soci nella loro nuova offensiva contro la libertà di utilizzo della musica non potranno prendersela con l’ideatore di mp3.com, mp3tunes.com e molto altro, ma dovranno limitarsi a prendersela con le sue creature, in particolare, appunto, MP3tunes.com .
New York, ha deciso il giudice, non ha la “giurisdizione personale” su Robertson e il caso per lui, almeno per ora, finisce qui . In alternativa, le major possono richiedere lo spostamento della causa a San Diego, mentre per quanto riguarda MP3tunes, lo store digitale che funge anche da servizio di storage online su cui registrare i propri MP3 per accedervi da qualsiasi dispositivo in grado di navigare sul Web, la causa continua.
“Denunciare personalmente i CEO è una tattica sporca che le media company stanno portando avanti per intimidire gli individui” ha dichiarato Robertson commentando la sentenza, perché obbliga i responsabili operativi di una società ad “accordarsi o affrontare la possibilità di andare in tribunale” con tutte le conseguenze che ne derivano sulle finanze personali.
Anche questa volta, dunque, la lunga serie di processi in cui il vulcanico creatore di MP3.com, Lindows.com, SIPphone, MP3tunes e Ajax 13 si è trovato coinvolto non lo intacca personalmente . Con tutta probabilità le major proveranno a perseguire qualsiasi strada a loro disposizione per far valere le proprie ragioni, e non è escluso l’effettivo spostamento di competenze da New York a San Diego per un nuovo processo a suo carico.
Per quel che concerne MP3tunes.com e la causa ancora aperta in quel di New York, Robertson si dice sicuro del fatto che essa risulterà risolutiva nel “determinare se è consentito ai consumatori archiviare la propria musica in servizi commerciali online per un accesso ubiquo, in maniera analoga al modo in cui vengono archiviati documenti, foto e altri dati personali nei servizi di tipo cloud computing”.
Alfonso Maruccia