EMI Music Group avrà anche cambiato rotta da quando a gestirla è il magnate Guy Hands e la sua società di capitali Terra Firma , ma quello che non sembra essere cambiato di una virgola è la tendenza della major ad adire le vie legali contro chi osi distribuire in rete senza esplicita autorizzazione contenuti protetti dai propri diritti.
A incappare nelle frenesie legaliste di una delle Grandi Sorelle del mercato del disco sono questa volta il sito di social networking Hi5 e il portale specializzato in multimedia VideoEgg . Assieme alle due società sono state nominate 10 persone dall’identità attualmente sconosciuta, con ogni probabilità coinvolte a vario titolo nei suddetti Hi5 e VideoEgg.
I due siti avrebbero abusato nel recente passato dei contenuti di proprietà di EMI, in particolare di video musicali . VideoEgg ha fornito funzionalità video a Hi5 fino all’aprile scorso, e ha dunque concluso i propri rapporti con quest’ultimo già da alcuni mesi.
Poco male, sostiene EMI, il passato vale quanto il presente ai sensi del famigerato DMCA, la legge statunitense sul copyright nell’era digitale.
Matt Sanchez, CEO di VideoEgg, ha sottolineato come la sua società sia adeguatamente preparata a rispondere a eventuali richieste di “takedown” dei contenuti, ma non è mai stata contattata in tal senso da EMI. Tanto più che sui server è installato anche il filtro Audible Magic per l’individuazione e la rimozione preventiva dei potenziali contenuti indesiderati.
EMI però sembra preferire in questo caso la via del tribunale anziché limitarsi a delle diffide, come peraltro già accaduto in tanti altri casi, dagli arrembaggi degli avvocati contro siti come AllofMP3 , YouTube, Apple, MP3Tunes, XM Radio, Infospace e i Beatles. Un comportamento che configura la major più come una società di cause legali che come un’etichetta discografica, osserva malizioso TechCrunch .
Alfonso Maruccia