Encarta ha fatto il suo corso, ha soddisfatto la curiosità di schiere di utenti. Ma i modi con cui si consuma e si produce cultura sono cambiati, spiega Microsoft: Encarta sarà consegnata alla storia, non verrà più aggiornata, i siti dedicati presto non saranno più disponibili .
Redmond ha annunciato la data di spegnimento: dal 31 ottobre 2009 i cittadini della rete non potranno più accedere alle risorse online dell’enciclopedia di Microsoft, una data che sarà posticipata al 31 dicembre per la versione giapponese dell’enciclopedia. Dal mese di giugno non verranno più distribuiti e venduti i prodotti inscatolati nei supporti e dedicati a studenti e a utenti ordinari, il supporto a Encarta Premium verrà garantito solo fino alla fine di ottobre: Microsoft il 30 aprile risarcirà coloro che abbiano sottoscritto abbonamenti a lungo termine.
Articoli e edutainment, video e illustrazioni: rimarranno archiviati su CD e DVD degli utenti, rimarranno le citazioni negli elaborati degli studenti. Encarta invecchierà senza aggiornamenti , il tempo renderà l’enciclopedia digitale simile ad un volume archiviato sugli scaffali di una libreria. Se i bit sono plasmabili, se l’informazione digitale è un flusso che scorre senza i limiti di carta e inchiostro, Encarta rappresentava ancora un modello ibrido, un modello di transizione rispetto alle dinamiche con cui la cultura sempre più spesso si dissemina e si organizza in rete.
È la stessa Microsoft ad osservarlo, e a offrilo come motivazione alla chiusura dell’enciclopedia: “la categoria delle enciclopedie tradizionali e del materiale considerato un punto di riferimento è cambiata. Le persone oggi cercano e consumano informazione in maniera molto diversa rispetto al passato”. È questa una riflessione che ha animato i colossi del sapere enciclopedico tradizionale: la stessa Enciclopedia Treccani, baluardo di scienze, arti e cultura, ha assunto la forma di un portale collaborativo e dinamico, si è schiusa alla collaborazione e alla partecipazione dei cittadini della rete. Si tratta di una apertura mediata dalla redazione specializzata dell’enciclopedia, si tratta di una ristrutturazione che dovrebbe consentire all’opera di declinarsi sulle esigenze dei netizen di partecipare alla cultura e di alimentarla collettivamente con le risorse e i saperi di cui sono in possesso. Encarta, nonostante abbia in passato tentato di battere questa strada, rappresenta un modello che non sembra più raccogliere l’interesse degli utenti: non sembra essere abbastanza “efficace e coinvolgente” per convincere Redmond a mantenerla in vita.
Il confronto non è esplicito , ma i dati parlano chiaro: gli articoli di Wikipedia intessuti in inglese sono oltre 2,8 milioni, le rifinite e certificate voci di Encarta offerte con servizio Premium sono poco più di 60mila . Fra le enciclopedie online Wikipedia, stando alle rilevazioni effettuate da Hitwise nel mese di gennaio, si accaparrava il 97 per cento delle visite; Encarta, in seconda posizione, racimolava l’1,27 per cento del traffico di categoria. L’inarrestabile fluire di informazione aggiornata e tempestiva sembra compensare le turbolenze dell’enciclopedia libera, sembra garantire a Wikipedia il primato rispetto agli accumulatori di cultura tradizionali. I wikipediani hanno già aggiornato l’ articolo relativo ad Encarta, l’enciclopedia libera già offre ai cittadini della rete le novità sulle sorti del prodotto made in Redmond.
Gli stessi utenti lo avevano previsto : fra i rami da sfrondare per Microsoft, anche quello enciclopedico. Ma Redmond non sembra rinunciare al proposito di disseminare sapere : “Microsoft ritiene che tutti, in tutto il mondo, abbiano diritto ad accedere ad una formazione di qualità e riteniamo che si possa reinvestire in soluzioni tecnologiche per il futuro quello che abbiamo imparato e le competenze che abbiamo maturato lavorando a prodotti come Encarta”. Non è dato sapere quali siano i programmi che fermentano a Redmond. I cittadini della rete avanzano proposte : Microsoft potrebbe continuare a partecipare e ad alimentare la cultura rilasciando con licenze libere il materiale che non convergerà più in Encarta.
Gaia Bottà