Amazon ha annunciato che tutta l’energia elettrica consumata nel 2023 per le sue attività, inclusa quelle dei data center, è stata ottenuta da fonti rinnovabili. L’obiettivo è stato raggiunto con 7 anni di anticipo. Alcuni esperti hanno però contestato i dati pubblicati dall’azienda di Seattle, in quanto non rappresentano la realtà.
Amazon inganna il pubblico
Amazon scrive che nel 2019 aveva promesso di usare solo energia pulita entro il 2030 per data center, edifici aziendali, magazzini e negozi di alimentari. L’obiettivo è stato raggiunto nel 2023, grazie anche agli investimenti in oltre 500 progetti di fonti rinnovabili (impianti solari ed eolici). Per l’obiettivo di raggiungere le emissioni nette zero di gas serra entro il 2040 devono essere invece considerati anche i consumi associati all’intelligenza artificiale generativa.
Alcuni esperti ambientali hanno però contestato i dati pubblicati da Amazon. L’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici e solari viene immessa nella rete, quindi viene utilizzata anche da abitazioni e altre aziende. Non essendo collegati direttamente a data center ed edifici è sbagliato affermare che l’energia elettrica per tutte le attività sia fornita da fonti rinnovabili. In pratica, Amazon inganna il pubblico.
Critiche sono arrivate anche da un gruppo, denominato Amazon Employees for Climate Justice, formato da migliaia di dipendenti.
Amazon vuole che pensiamo ai suoi data center come circondati da parchi eolici e solari, ma la realtà è che l’azienda sta investendo pesantemente nell’espansione dei data center alimentati dal carbone della Virginia Occidentale, dal petrolio dell’Arabia Saudita e dal gas fracked canadese.
Secondo il gruppo, Amazon ha acquistato i cosiddetti REC (Renewable Energy Certificate) dai proprietari di impianti eolici e solari. Questi certificati sono “crediti” usati per dimostrare l’uso di energia pulita. Togliendo i crediti dal calcolo si potrebbe verificare che l’uso di energia rinnovabile è solo un piccola frazione di quella pubblicizzata.