Facendo leva sulla potenza di calcolo del nuovo HPC5 sito nel Green Data Center di Ferrera Erbognone, ENI ha comunicato la chiusura di un’operazione da record registrata nella notte di venerdì 20 novembre: si tratta di quello che viene definito come “l’esperimento di supercalcolo molecolare più complesso mai realizzato al mondo al fine di identificare nuove terapie contro il virus“.
ENI e HPC5: il supercalcolo contro il Covid
Che i supercalcolatori potessero avere un ruolo nella ricerca contro la pandemia era chiaro dagli sforzi infusi fin dal principio su questo fronte, ma ora emerge anche una quantificazione più efficace su quale possa essere il ruolo del supercalcolo in questa fase di ricerca. Secondo quanto spiegato, l’esperimento consisteva in una simulazione per testare 70 miliardi di molecole su 15 “siti attivi” del virus, elaborando così 1000 miliardi di interazioni in 60 ore (5 milioni di simulazioni al secondo).
La forza bruta contro l’infinitamente piccolo, insomma. Il progetto è guidato dall’azienda farmaceutica italiana Dompé con la collaborazione della biblioteca molecolare EXSCALATE4CoV, del supercomputer Marconi100 di Cineca, del software di screening virtuale accelerato dal Politecnico di Milano e degli analytics di SAS. “Il risultato principale della prima fase in cui HPC5 è stato coinvolto“, spiega ENI, “è stato l’identificazione del Raloxifene, una molecola nota che si è dimostrata efficace in vitro contro il virus SARS-CoV-2 nel contrastarne la replicazione nelle cellule. Il 27 ottobre 2020 AIFA ha autorizzato lo studio clinico presso l’ospedale Spallanzani di Roma e l’Humanitas di Milano per valutare il Raloxifene come potenziale trattamento per pazienti Covid“.