Il patron di Banca Mediolanum, Ennio Doris, ha deciso di mettere faccia e portafoglio nella startup I m Watch, produttrice italiana dei cosiddetti smartwatch .
Si tratta di una startup fondata dall’ingegnere Manuel Zanella e dall’architetto Massimiliano Berolini che produce orologi-telefonino, una sorta di dispositivo da polso che vuole rappresentare un sistema di controllo e intermedio rispetto a iPhone e smartphone Android con cui si sincronizza via Bluetooth. Attraverso di esso è possibile ricevere ed effettuare chiamate, leggere email e SMS, nonché notifiche Facebook e Twitter. Dal punto di vista hardware le schede elettroniche sono prodotte in Cina, il display è marchiato Philips, cinturino e accessori sono prodotti italiani venendo per la precisione prodotti in Cadore e Veneto.
L’azienda è stata fondata un anno e mezzo fa e conta di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2012, dopo che nel 2011 ha perso circa 300 mila euro. Nei mesi scorsi ha avuto problemi di ritardo nelle consegne dei suoi dispositivi, che hanno ricevuto circa 20mila preordini: il prodotto costa intorno ai 300 euro, da qui le inevitabili proteste dei clienti per i ritardi. Tuttavia con la presentazione avvenuta ieri a Milano le ombre sul suo futuro sembrano essersi diradate e l’arrivo ai polsi degli acquirenti sembra ormai prossimo.
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Ennio Doris ha riferito di voler supportare “l’iniziativa dei due giovani perché credo nel talento italiano e sono convinto che in Veneto stia nascendo una Silicon Valley italiana”. Per farlo pare abbia anche imposto un nuovo direttore generale, suo manager di fiducia, in modo da garantire che l’esecuzione e la messa in pratica delle premesse sia allo stato dell’arte.
Infine, la scelta dell’investimento è stata conseguente all’impegno dei due ragazzi: in particolare Zanella è entrato in Mediolanum, racconta Dori, “come family banker e ha vantato risultati eccellenti con i quali si è messo in evidenza. Solamente dopo mi ha spiegato che ha fatto di tutto per potermi conoscere e presentare le sue invenzioni”.
Claudio Tamburrino