Roma – Obiettivo: dare agli utenti italiani numeri universali, utilizzabili per il VoIP, il video, l’e-mail e magari in un futuro anche con il cellulare. È quanto possibile grazie al protocollo internazionale Enum . Le istituzioni italiane sono molto interessate a metterlo in pratica, perché già altri Paesi europei l’hanno cominciato a sperimentare. Ieri, a tal proposito, si sono riuniti esponenti del Ministero delle Comunicazioni e dell’Autorità Garante delle Telecomunicazioni (Agcom). “Il 6 dicembre è prevista un’altra riunione, che però sarà allargata a tutta la commissione VoIP, dove ci saranno tutti i soggetti interessati. Tra cui anche gli operatori”, spiega a Punto Informatico Luisa Franchina, direttore generale dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni e della Tecnologia dell’Informazione (presso il Ministero).
Le istituzioni devono decidere se fare una sperimentazione pubblica di Enum e, nel caso, chi la debba gestire (il Ministero o Agcom). “Il nostro obiettivo- continua Franchina- è farla partire nel 2006 e avere i risultati per fine anno, così potremo avviare Enum in linea con gli altri Paesi europei”. Enum però, sperimentazione pubblica a parte, è già in fase di test in Italia, da qualche mese. Da parte di un gruppo di operatori Internet, grandi e piccoli, che si riconoscono nel consorzio VoIPex.
La lista completa dei nomi è ancora top secret e finora non è stata data notizia alla stampa di quanto il VoIPex stesse sperimentando. Finora: adesso ne parla Guido Tripaldi, presidente di VoIPex, a Punto Informatico. Per prima cosa, va sgombrato il campo da un possibile equivoco: VoIPex, a dispetto del nome, non si occupa solo di VoIP, ma in generale di SoIP. Di servizi su Internet, video, voce, multimediali, applicazioni. Enum viene sperimentato dagli operatori riuniti in VoIPex perché serve loro per raggiungere un obiettivo: l’interoperabilità dei servizi. Un esempio: “già adesso”, dice Tripaldi, “anche se non ne parliamo al pubblico, gli utenti di MC-link possono parlare in VoIP, gratis, con quelli di NGI “. Viene usata, a scopo sperimentale, la numerazione in decade sei, i cui numeri sono dati gratis in questa fase agli utenti VoIP degli operatori appartenenti al VoIPex.
È un passo avanti, perché di norma un numero VoIP (anche quelli con prefisso geografico) può essere usato per parlare con un numero di rete normale (fissa o mobile) o con altri utenti VoIP dello stesso operatore. Grazie all’uso di Enum e a sistemi di peering che gli operatori in VoIPex hanno stabilito tra loro, diventa possibile fare chiamate, tutte su IP, anche tra utenti di servizi diversi.
Il vantaggio per gli utenti è che si allarga il network di persone che è possibile raggiungere tramite VoIP; a tariffe particolari, tra l’altro, perché la chiamata in questo caso passa da un operatore all’altro senza transitare su rete normale PSTN.
“Dipenderà poi dalle scelte commerciali dei singoli operatori il fatto che le chiamate da VoIP a VoIP siano gratuite- come sono adesso quando sono possibili- oppure a pagamento”. “Certo è”, continua Tripaldi, “che una tariffa al minuto non avrebbe senso, se la chiamata è tutta su IP”. In ogni caso, il servizio resta ora sperimentale e non si sa quando sarà lanciato ufficialmente al pubblico. “Aspettiamo che l’Agcom assegni formalmente una decade numerica per i servizi VoIP”. Per ora c’è solo una bozza di delibera; le cose stanno andando per le lunghe. Per il resto, la sperimentazione del VoIPex non ha bisogno di autorizzazioni per diventare realtà al pubblico. Per questo motivo non è ancora detto che le istituzioni vorranno fare una sperimentazione pubblica, visto che quella del VoIPex è già in stadio avanzato e potrebbe fornire risultati di per sé utili a mostrare le potenzialità di Enum.
Le quali vanno ben oltre il VoIP. Ecco infatti come funziona questo protocollo: “Enum non è altro che un DNS; per questo motivo non ha bisogno di un atto regolamentare”, dice Tripaldi; ma è un DNS davvero innovativo: “è un database che associa identificativi numerici con formato e164 , quindi simili a numeri, a servizi: VoIP, e-mail, sito Web…”.
Invece di avere un indirizzo IP o un nome a dominio con lettere, per identificare un servizio (che può essere un sito, una casella di posta), si ha una sequenza di numeri. La comodità di Enum è che questa sequenza di numeri può essere universale, associabile a qualsiasi tipo di servizio che punti a un indirizzo IP. Su uno stesso “numero” sarà possibile ricevere (video) chiamate su IP, e-mail, messaggi istantanei…
Un esempio pratico: “ipotizziamo che un utente VoIP voglia chiamarne un altro, di un diverso operatore”, spiega Dino Bortolotto, del consiglio direttivo VoIPex. “L’operatore del chiamante interroga il DNS Enum, che gli dice quali servizi sono abilitati su quell’identificativo numerico”. Se è attivo il VoIP (per la precisione, il protocollo SIP) è possibile fare andare avanti la chiamata. Ma dove? “Enum dice anche su quale indirizzo IP è mappato quell’identificativo telefonico e quindi quale terminale in rete raggiungere”. Invece di una chiamata, è possibile inviare così allo stesso modo un video, un messaggio… Le possibilità sono svariate. Il tutto grazie a un registro DNS che, in via privata, gli operatori hanno messo in comune tra loro per permettere ai rispettivi utenti di raggiungersi via IP e senza passare da rete tradizionale.
“Enum -continua Bortolotto- dà anche vantaggi in termini di portabilità del numero, che diventa così un identificativo personale universale, il quale può essere spostato da un operatore all’altro con la stessa facilità con cui si sposta l’hosting di un sito. È un semplice cambio di mappatura del DNS. Adesso invece la portabilità coinvolge le centrali telefoniche tradizionali, che sono sistemi complessi e laboriosi”.
“In un futuro, ma per ora molto lontano”, dice Franchina, “Enum potrà lanciare un ponte anche verso altri sistemi telefonici tradizionali. Il cellulare, il fax, raggiungibili allo stesso identificativo numerico Enum”. Il super numero fisso-mobile è il tema infatti di una sperimentazione già avviata , nei giorni scorsi, dal Ministero, per la quale però VoIPex non è coinvolta.
Enum è anche una filosofia. “Di chi crede in reti aperte, interoperabili, dove ci sia una popolazione plurale di soggetti, che condividono servizi, informazioni”, dice Bortolotto. “Mentre gli operatori di telefonia credono in altri valori: reti chiuse, dove il più forte va avanti da solo, impone uno standard proprietario e butta fuori gli altri. Non per niente non vedono di buon occhio Enum”.
All’alba del nuovo protocollo si ripresenta in scena l’antica contrapposizione tra i valori dei provider, di chi ha posto le basi dell’Internet italiane, e quelli degli operatori telefonici. Che in Internet sono arrivati in un secondo momento, ma con la mole di elefanti: con la forza dei capitali e l’intento di imporre le proprie regole fatte di giardini recintati (walled garden). “Loro vogliono una Internet dove solo chi ha capitali può restare a galla. È il modello dove la gestione dei numeri è basata sulle centrali telefonica”. Ma è anche quanto Telecom Italia cerca di imporre nel mercato dell’accesso ADSL: spinge perché sopravviva solo chi investe, e molto, in infrastrutture. Gli altri, li chiama “parassiti” (come ha fatto Tronchetti Provera in un recente convegno, riferendosi ai provider che comprano l’Adsl all’ingrosso). “Enum è espressione invece dei principi propri di Internet; applica quella flessibilità che è tipica dei DNS, alle numerazioni”.
È in linea con lo spirito che ha fatto Internet grande: un mondo dove le barriere all’ingresso sono ridotte al minimo; dove non servono grandi capitali per diventare operatore, offrire servizi. E ancora meno per pubblicare le proprie idee. Enum fa paura perché porta questo principio fin nel cuore della fortezza dei grandi operatori: i numeri del telefono, il piano telefonico nazionale. Dà una scossa al sistema. Al contrario, gli operatori telefonici vedono Internet con gli occhi dell’ancient regime, gli stessi che hanno i broadcaster nazionali, le major della musica e del cinema. Un mondo chiuso ai piccoli soggetti, dove le potenzialità della tecnologia (Enum ne è un esempio) sono a bella posta minimizzate, non sfruttate, per lasciare il sistema intatto. Dove sono necessari grandi investimenti per offrire servizi, atti a trasformare gli utenti in spettatori. Un mondo in cui bisogna passare dalle forche caudine di chi controlla la distribuzione per far circolare la propria musica, i libri o i film. E per esprimere le proprie idee al mondo è necessario piegarsi ai dettami dei broadcaster nazionali. Il culmine di questa scuola di pensiero è dato dalla Tv su IP, che ora campeggia tra gli annunci di Telecom Italia e le pagine dei giornali.
Alessandro Longo