Ha appena preso il via il processo voluto da Eolas Technologies contro i colossi dell’ICT, a suo dire colpevoli di aver infranto due brevetti fondamentali per le attuali tecnologie del web interattivo, delle “app” e della connettività always-on. Alla sbarra ci sono Adobe, Oracle, Apple, Yahoo!, YouTube e tanti altri, e visti i precedenti Eolas potrebbe anche vincere.
La piccola società statunitense ha infatti una lunga storia di litigiosità legale scatenata contro i big del settore, che l’ha portata a vincere contro Microsoft – che ha pagato una somma di denaro ignota per via extra-giudiziaria – e poi a rivalersi contro le altri grande aziende che avrebbero presumibilmente fatto affari d’oro abusando di brevetti legittimamente riconosciuti dall’apposita organizzazione statunitense (USPTO).
Il nuovo processo appena avviato serve appunto a stabilire la legittimità delle richieste di Eolas, con i giudici e i giurati che dovranno decidere se i fantomatici brevetti ‘906 e ‘985 (risalenti rispettivamente al 1998 e al 2009) siano validi oppure no . Brevetti che, in pratica, attribuirebbero a Eolas potere assoluto su qualsiasi plugin fatto girare all’interno di una pagina Web (come per esempio Flash), o qualunque app che incapsuli contenuto proveniente dal Web stesso.
La corte ha chiamato a testimoniare anche Sir Tim Berners-Lee, il padre riconosciuto del World Wide Web, che ha prevedibilmente chiesto alla giuria di invalidare i brevetti : l’alternativa, ha sostenuto Mr.Berners-Lee, è la ripercussione negativa sull’intero web odierno.
Vista la vittoria già ottenuta in passato contro Microsoft, i timori sono che Eolas riesca ancora una volta a far valere le proprie ragioni: a quel punto si passerebbe a un nuovo processo con l’intento di stabilire il livello di “danno” subito dal patent troll, e le eventuali compensazioni da elargire per riparare al torto subito.
Alfonso Maruccia