Eolas , spin-off dell’Università della California che ha minacciato di mettere sotto scacco il Web per anni, ha chiuso amichevolmente il tormentato contenzioso intrattenuto con Microsoft con un accordo di cui non si conoscono ancora i dettagli.
Eolas da anni rivendica, in sostanza, il concetto di embedding, assumendosi la paternità delle tecnologie descritte nel cosiddetto brevetto ‘906 che permettono al browser di gestire plugin e applet.
Eolas ha tentato di sfilare a Microsoft 521 milioni di dollari e ha minacciato di bloccare la distribuzione di Internet Explorer. Ora, dopo anni di schermaglie, dopoché il Patent and Trademark Office statunitense ha riconosciuto la validità del brevetto Eolas e Microsoft ha apportato modifiche ad Internet Explorer, il contenzioso sembra essere stato sanato.
È una lettera recapitata agli azionisti Eolas, ripubblicata da Seattle Post Intelligencer ad annunciare il raggiungimento dell’accordo. Si promette agli azionisti un dividendo che va da 60 a 72 dollari per quota, ma non è dato conoscere l’entità totale del rimborso concesso da Microsoft. Ars Technica presume però che la quota pagata da Microsoft per chiudere la questione sia inferiore al rimborso di 520 milioni di dollari previsto dal tribunale nel 2003. Eolas, al di là del rimborso, ha infatti molto da guadagnare dalla risoluzione della contesa con Microsoft: per lo scorso luglio era prevista un’indagine dell’Ufficio brevetti che avrebbe dovuto ridiscutere la validità del brevetto ‘906, ma l’indagine è stata procrastinata, e ora probabilmente verrà ritenuta superflua, legittimando di fatto la posizione di Eolas.
Per Eolas, nella parole di Mark Swords rivolte agli azionisti, il futuro si preannuncia roseo: Eolas ritiene che “la fine del contenzioso con Microsoft rappresenti l’inizio di una nuova fase di crescita e sviluppo”. Una fase in cui Eolas “potrà concentrare ogni risorsa nel commercializzare il suo portfolio di proprietà intellettuale e sviluppare nuove fondamentali tecnologie”.
Un proposito che trova sostegno presso Microsoft, che ora sembra non avere nulla da temere: in una dichiarazione raccolta da Information Week , BigM afferma attraverso un portavoce di “credere nella valorizzazione della proprietà intellettuale, la cui protezione e il cui sfruttamento permettono a soggetti ed aziende di ottenere ritorni d’investimento capaci di sostenerli e di incoraggiare innovazioni ed investimenti nell’ambito dell’industria dell’IT.”.
Non altrettanto entusiasti potrebbero rivelarsi gli sviluppatori e gli altri player del settore : Eolas, hanno già osservato il W3C e il padre del web Tim Berners Lee , potrebbe minacciare il futuro della rete e degli standard che la sostengono, imponendo il pagamento di una licenza per lo sfruttamento dei suoi brevetti. La sezione Licensing , in bella mostra sul sito di Eolas, sembra dirla lunga in proposito.
Gaia Bottà