Il cambiamento non è epocale, quanto piuttosto il frutto di un percorso iniziato molto tempo fa: ma la decisione della US Environmental Protection Agency , vale a dire l’ente a stelle e strisce che definisce le regole sul risparmio energetico e l’inquinamento, di rivedere al rialzo dopo solo un anno i requisiti che un monitor deve soddisfare per potersi fregiare del noto marchio “Energy Star” è probabilmente il segno che l’accelerazione dello sviluppo in questo comparto ha raggiunto una velocità critica .
A circa 12 mesi dalla precedente revisione, EPA ha varato un nuovo protocollo di specifiche da soddisfare per conformarsi allo standard da lei proposto, che garantisce anche un bonus nelle gare d’appalto pubbliche sul suolo statunitense: alla luce della considerazione che circa il 45 per cento dei prodotti in commercio sul suolo USA è oggi in grado di rispettare le specifiche Energy Star 4.0 , EPA ha deciso di rivedere al rialzo sia dal punto di vista numerico che tecnologico i suoi requisiti. In questo modo, la percentuale di prodotti che rientreranno nelle nuove specifiche dovrebbe calare sotto la soglia psicologica di un quarto del totale.
Innanzi tutto, taglio netto ai consumi: se fino ad oggi bastavano 36,4 watt ad un monitor 19 pollici (risoluzione 1280×1024 pari a 1,3 megapixel) per rientrare nel novero dei prodotti attenti ai consumi, lo stesso schermo oggi deve scendere fino a 22,8 watt per aderire alle specifiche Energy Star 5.0 . Va precisato che nel frattempo EPA ha variato leggermente il metodo per calcolare i consumi, ma sebbene le due misure non siano direttamente confrontabili resta inalterata la necessità di abbattere il quantitativo di energia impiegato per rientrare nei nuovi requisiti.
Per ottenere il bollino, tuttavia, non basta tagliare i consumi: occorre pure dire addio ai vecchi sistemi di retroilluminazione degli LCD a catodo freddo (cold cathode fluorecent lamp, CCFL), lasciando posto al più moderno ed efficiente sistema a LED già impiegato da molti produttori sia sui notebook che sugli schermi stand-alone. Inoltre, occorre mettere in campo tutta una serie di altre tecnologie di riutilizzo della luce riflessa (quella che viene diretta verso il retro dell’apparecchio e che può essere convenientemente impiegata per potenziarne la luminosità senza aumentare i consumi) e migliorata la qualità dei materiali impiegati nella costruzione per garantirsi l’ambito riconoscimento.
Nel complesso, la decisione di EPA è stata dettata da due fattori: il primo, come detto, è stato tenersi al passo dell’evoluzione tecnologica del settore che ha imposto per così dire la necessità di alzare l’asticella della sfida per stimolare chi produce gli schermi. La seconda, alla luce del cambio delle abitudini degli utenti, è stata la constatazione che sempre più spesso sulle scrivanie finisce per esserci più di un monitor per volta : per evitare che i lavoratori che passano molte ore al giorno davanti allo schermo escano abbronzati dall’ufficio, EPA ha ritenuto opportuno caldeggiare l’adozione di tecnologie che garantiscano maggiore attenzione anche alla qualità di fruizione.