European Policy for Intellectual Property (EPIP), ossia un team “internazionale, indipendente, interdisciplinare” di ricercatori riuniti all’interno di una associazione non-profit nata nel 2003 grazie al supporto della Commissione Europea. Oggi il gruppo non ha più connessioni con la Commissione, ma porta avanti la propria attività di studio e in queste ore ha pubblicato (pdf) quella che è una delle analisi più approfondite sul tema della riforma del copyright in discussione all’Europarlamento.
L’esito? D’accordo sui principi, contrari sulla formulazione, aperti all’approvazione soltanto in caso di approvazione di fondamentali emendamenti.
Un copyright più equilibrato
Quel che trapela dall’analisi EPIP è la richiesta di una normativa sul copyright più equilibrata, che perda alcuni dei presupposti su cui è stata formulata e che possa essere accettata da tutte le parti chiamate in causa. Nell’ottica di un Digital Single Market, insomma, si chiede al relatore di Axel Voss di fare passi più consistenti rispetto a quelli messi nero su bianco nella proposta riveduta e corretta che in queste ore passerà al vaglio del Parlamento Europeo.
Tre gli articoli della riforma europea del copyright sui quali l’EPIP focalizza la propria attenzione: 3, 11 e 13. E chiude con una serie di importanti raccomandazioni.
Articolo 13
In relazione all’articolo 13, il passo del relatore è stato visto da più parti come un malcelato tentativo di aggirare l’ostacolo, il che non ha chiaramente ben predisposto al dialogo in queste decisive ore precedenti al voto: la nuova proposta avrebbe infatti cancellato i riferimenti espliciti alle tecnologie di filtro preventivo che la riforma voleva imporre, ma al tempo stesso scarica sulle piattaforme la responsabilità per il caricamento di contenuti che violano la proprietà intellettuale altrui. Ciò ha due conseguenze: la prima è che di fatto il filtro rimane comunque un passaggio obbligato, benché non imposto direttamente; la seconda è che la sussistenza di filtri di tale caratura impone una barriera all’ingresso particolarmente impegnativa, tale per cui la concorrenza viene scoraggiata e, di fatto, si stimola quello stesso oligopolio che oggi si tenta di arginare.
Rispetto alla formulazione iniziale sono state inoltre apportate alcune importanti limature, includendo una serie di eccezioni mirate che esplicitano tanto il senso della riforma in ottica anti-YouTube, quanto il fatto che la precedente formulazione avrebbe in effetti apportato gravi problemi a tutta una serie di servizi che sarebbero ricaduti nel perimetro della normativa: le nuove eccezioni escludono quindi “piccole imprese (leggasi: startup), enciclopedie non-profit (leggasi: Wikipedia), alcuni contenitori di documenti educativi o scientifici, servizi cloud per uso individuale che non offrano accesso pubblico diretto (leggasi: Dropbox), piattaforme di sviluppo software open soure (leggasi: GitHub) e marketplace online (leggasi: eBay)”.
L’EPIP è chiaro in tal senso: sebbene sia d’accordo con le finalità della riforma e con la necessità di costringere al pagamento quelle piattaforme che in qualche modo sfruttano la proprietà intellettuale altrui, al tempo stesso l’approccio non può generare pericoli collaterali e non deve intervenire con modalità tali per cui l’impatto della cura rischia di essere ben peggiore del danno che si vorrebbe rimarginare.
Articolo 11
Le contestazioni di metodo riferite all’articolo 13 vengono ribaltate anche sull’articolo 11: l’EPIP non gradisce il gioco di parole con cui Axel Voss nasconde la mano con cui intende scagliare il sasso. La creazione di eccezioni, insomma, è apprezzabile ma si richiede un approccio che possa essere approvato nella sua sostanza strutturale. Insomma: a proposito di link e snippet non è stata fatta sufficiente chiarezza.
Articolo 3
La nuova bozza del relatore Axel Voss introduce eccezioni su testi e data mining, elementi che in fase di prima formulazione sembravano essere tirati involontariamente per la giacchetta ponendo un grave ostacolo allo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale. Secondo l’EPIP tale eccezione è del tutto apprezzabile, ma si contesta il fatto che sia limitata ad organizzazioni “con finalità di ricerca scientifica”. Inoltre mancano le dovute eccezioni per casistiche su cui si è molto discusso quali la cosiddetta “libertà di panorama” ed i meme.
Today, I will debate w/ MEPs in #EPplenary in Strasbourg about the #CopyrightDirective. You can follow us live at around 16h45 CET here: https://t.co/95iLjIawoi Listen, follow our discussion and get informed about why the #CopyrightDirective is so important for our Union @DSMeu pic.twitter.com/QNxtjP0kN1
— Mariya Gabriel (@GabrielMariya) September 11, 2018
L’analisi dell’EPIP intravvede pertanto pericoli per ognuno dei due casi, sebbene a più riprese chi supporta la riforma abbia tentato di chiarire che i meme, ad esempio, non siano mai stati messi in discussione. Su questo specifico punto l’EPIP è chiaro: la riforma del copyright tira in ballo anche i meme.
Le raccomandazioni
L’EPIP non chiede che la riforma sia respinta, ma al tempo stesso giudica non accettabili alcuni passaggi chiave. E trattasi di passaggi considerati fondamentali, in assenza dei quali la riforma è destinata a produrre i danni indicati nell’analisi antecedente. Queste dunque le raccomandazioni:
- le eccezioni pensate per testi i data mining all’interno dell’Art. 3 debbono essere estese a tutti gli usi legali;
- si introducano esplicite eccezioni per la libertà di panorama;
- venga cancellato del tutto l’Art.11, o quantomeno si adottino le raccomandazioni di Therese Comodini Cachia;
- l’articolo 13 venga emendato secondo i consigli della Commissione per il mercato interno e la tutela dei consumatori, preservando l’integrità della direttiva e-commerce (“safe harbour”);
- si cancelli l’articolo 12bis che tutela gli organizzatori di eventi sportivi: nessuna valutazione di impatto è mai stata effettuata su questa parte del testo e l’EPIP considera pertanto del tutto inaccettabile l’eventuale approvazione.
Quella dell’EPIP è dunque una posizione favorevole solo nella teoria, ma del tutto negativa nella sostanza. E questo perché della riforma se ne condividono i principi, ma se ne respinge quasi in toto l’approccio utilizzato. L’analisi porta pertanto avanti una serie di raccomandazioni che sanno di prescrizioni inappellabili, in assenza delle quali l’associazione chiede la non approvazione della riforma.