Come sarebbe stato il periodo di lockdown se avessimo avuto a disposizione il 5G diffusamente su tutto il territorio? Come avremmo potuto gestire i flussi di banda, quali servizi avremmo avuto a disposizione, quali colli di bottiglia avremmo evitato? Con i “se” e con i “ma” non si fa la storia, ma questa domanda retrospettiva potrebbe aiutarci a meglio comprendere cosa questo tipo di tecnologia potrebbe offrirci negli anni a venire e perché le ipotesi del Piano Colao per stimolarne la copertura possano essere buoni consigli per il Governo in carica.
La domanda se l’è posta Ericsson, protagonista del 5G a livello globale, secondo la cui indagine (pdf) “1 italiano su 2 ritiene che il 5G avrebbe potuto svolgere un ruolo positivo durante la quarantena“. Data la quantità di complottismo girata sui social nei mesi passati, verrebbe da dire che l’altro italiano su due creda che il 5G sia la causa di quanto accaduto, ma questo è un altro discorso.
Se avessimo avuto il 5G
La diffusione del COVID-19 ha obbligato le persone in tutto il mondo a modificare il proprio stile di vita quotidiano e, in molti casi, a lavorare o studiare da casa. Questo ha portato a un rapido spostamento del traffico di rete dalle aree aziendali a quelle residenziali. L’ultimo Mobility Report di Ericsson mostra come le reti mobili e fisse stiano diventando componenti sempre più fondamentali di una infrastruttura critica nazionale
Fredrik Jejdling, Executive Vice President e Head of Networks di Ericsson
L’isolamento ha infatti messo in evidenza quanto fondamentale sia una buona rete per sopperire a quel che il distanziamento ha negato. Dagli affetti alla formazione, dallo smart working al gaming, fino alle prossime frontiere della telemedicina o dei contenuti in streaming ad altissima qualità, la rete si posiziona sempre più al centro delle esigenze. Il 5G soprattutto, grazie alle sue peculiarità (in termini di quantità di banda e bassa latenza), potrebbe restituire grandi opportunità in ogni campo. Secondo uno studio Ericsson, l’83% degli italiani ritiene che la tecnologia sia stata essenziale per superare il periodo di lockdown, alleggerendone i limiti e consentendo di aggirare gli ostacoli che i divieti di circolazione e contatto imponevano.
Entro la fine del 2020 ci si attende che gli utenti agganciati ad una rete 5G possano arrivare a quota 190 milioni, ma già entro il 2025 ci si attende che possano essere quasi 3 miliardi con tasso di crescita in aumento anno dopo anno. Una rivoluzione destinata a scattare, insomma, che dall’esperienza traumatica del lockdown potrebbe aver tratto ulteriore linfa e ulteriore forza propulsiva.
Come saranno i prossimi anni e le prossime emergenze laddove non avremo il 5G a disposizione? La domanda va posta alle centinaia di amministrazioni comunali che, sulla base di un principio di precauzione privo di supporti scientifici, hanno bloccato le reti 5G sui territori di competenza nei mesi scorsi. Ma anche questo, purtroppo, è un altro discorso.
L’opinione di Huawei
Huawei, primo concorrente di Ericsson su medesimo segmento di mercato, porta avanti medesima riflessione sull’utilità di una rete di alta qualità durante periodi di isolamento come quello vissuto. Così nelle parole di Chen Lifang, Presidente Global Public Affairs & Communication e Board Member Huawei:
Con la pandemia probabilmente abbiamo avuto modo di riflettere sul fatto che se avessimo iniziato prima a implementare il 5G, forse avremmo avuto la possibilità di trattare questa crisi sanitaria pubblica con più efficacia. […] tecnologie come il 5G, l’intelligenza artificiale, il cloud e i big data in futuro saranno utilizzate sempre di più anche in uno scenario misto. Da questo punto di vista – ha aggiunto – vedo già un’attenzione molto dinamica da parte di tutti i Paesi