Giornata estremamente complessa in borsa per il gigante europeo del 5G, Ericsson. Nel momento in cui pubblichiamo la caduta arriva ad oltre il 12% e, dopo una partenza poco sotto quota 115 corone svedesi, il titolo galleggia ora poco sopra quota 100. Il motivo è nell’ammissione di colpa in un caso di corruzione che l’azienda avrebbe prima sminuito e quindi doverosamente approfondita a seguito di nuove indagini interne.
Ericsson, pericolo ISIS
Secondo quanto spiegato dal gruppo a Reuters, l’indagine avrebbe accertato pagamenti nascosti per l’utilizzo di vie di trasporto alternative alla dogana irachena, sfruttando tratte controllate da organizzazioni terroristiche, ISIS inclusa. Il CEO Borje Ekholm, nello specifico, ha spiegato come sarebbero emerse spese inusuali dai conti risalenti al 2018: al momento non sarebbero chiari i responsabili, né i terminali ultimi dei pagamenti effettuati, ma la tempesta si è già abbattuta sul brand per una condotta che metterà chiaramente sotto esame i vertici e la trasparenza del gruppo. L’indagine sta pertanto proseguendo, anche in collaborazione con audit esterni, per far emergere potenziali condotte sconvenienti e chiarire la posizione dell’azienda nel merito.
Il gruppo ha spiegato ancora come dai primi approfondimenti interni non siano emerse evidenze relative ad un qualsivoglia tipo di coinvolgimento diretto in finanziamenti di organizzazioni terroristiche. La situazione è però deflagrata soltanto oggi e già si contano i possibili dipendenti coinvolti che hanno nel frattempo lasciato l’azienda. Un eventuale coinvolgimento del gruppo in pericolose commistioni con l’ISIS potrebbe portare a pesanti sanzioni per il gruppo soprattutto dagli USA: il brand che proprio grazie all’ostracismo USA contro Huawei aveva trovato improvvisi spazi di sviluppo per il proprio mercato del 5G, ora potrebbe trovarsi a dover fare conti inaspettati e dovrà dimostrare al mondo la propria oggettiva estraneità rispetto a quanto acclarato.