Siamo in aeroporto e stiamo per prendere il volo da Roma per New York, salutiamo la mamma o la fidanzata con un messaggio o una telefonata e spegniamo il device durante il volo. Una volta atterrati lo riaccendiamo e con un paio di clic, ancor prima di slacciare la cintura, scegliamo online un gestore americano di telefonia mobile, sottoscrivendo ad esempio un abbonamento temporaneo con l’operatore AT&T. Salutiamo hostess e steward e ci avventuriamo nell’aeroporto JFK chiamando la mamma per tranquillizzarla del nostro arrivo. La tariffa usata? Molto simile a quella che abbiamo in Italia, senza stratosferici costi di roaming.
Lo scenario appena descritto è ormai realtà: possiamo dimenticarci delle SIM card così come le abbiamo conosciute finora. Niente più contratti, lettere, codici, firme, file al negozio. L’orizzonte della comunicazione portatile si sta orientando sempre più verso l’implementazione dei gestori di telefonia all’interno dei dispositivi, con la possibilità di fare “shopping” telefonico tra le varie proposte in qualsiasi momento e in qualunque parte del mondo ci troviamo. Tutto grazie all’implementazione della tecnologia eSIM , ovvero embedded SIM .
Si tratta di una SIM implementata nell’apparecchio, che permetterebbe di cambiare operatore, piano tariffario e/o di upgradare la propria offerta con velocità e senza sforzo; ma anche di avere più operatori per gestire al meglio i propri contratti. I produttori hardware che hanno manifestato interesse in questa tecnologia sono numerosi, tra cui LG, Microsoft e Huawei. La eSIM, a quanto dice l’ingegnere capo della GSMA Ian Pannell, è il 90 per cento più piccola delle SIM attuali.
Questo spiega la sua naturale collocazione nel mercato degli smartwatch, con il Samsung Gear S2 a fare da apripista: il modello provvisto di eSIM (contraddistinto dalla sigla “3G” nel nome) è già disponibile in Italia grazie a un’ offerta di TIM .
La diffusione della tecnologia eSIM, tra l’altro, ci farebbe dire addio alla questione degli “smartphone bloccati”. Con un gestore di contratti telefonici implementato nel device ci si lascerebbero alle spalle sia i piani in esclusiva con singolo operatore, che non permettono di usare i telefonini con i provider concorrenti, sia tutti i problemi di compatibilità legati all’acquisto di dispostivi hardware fuori dal mercato nazionale. Metterebbe fine anche al meccanismo che permette ai gestori di avere pieno controllo sui contratti, aprendo una totale liberalizzazione degli stessi, che potranno essere recessi e cambiati dall’utente in qualsiasi momento e con estrema facilità.
Bisognerà vedere come reagiranno i gestori a questa novità, magari inventandosi nuove tipologie di contratto; ma i benefici sarebbero comunque molteplici. Con SIM card più piccole, quasi inesistenti, anche i dispositivi potranno essere più piccoli. In più, voci di corridoio, parlano già della possibilità di una scelta automatica del provider da parte del software di gestione in base alla convenienza del momento. Potremmo ipotizzare persino uno scenario di chiamata on-demand, in cui scegliere il gestore in tempo reale per ogni singola chiamata: questo aprirebbe nuove possibilità di risparmio per gli utenti e chiuderebbe definitivamente l’epoca dei contratti con i gestori.
Insomma, a prescindere da quel che ci riserverà il futuro, l’avvento di questa tecnologia segnerà la fine di un percorso iniziato con la vecchia “bolletta del telefono”. Quel che è certo è che le Embedded SIM aiuteranno a creare nuove opportunità di mercato per il Machine 2 Machine (M2M) favorendo così la diffusione dell’Internet of Things.