È così che la European Securities and Markets Authority definisce le criptovalute nel suo report TRV (Trends, Risks and Vulnerabilities): soggette a volatilità, ma innovative. Non che l’averlo messo nero su bianco nel documento aggiunga qualcosa di inedito alla discussione sul tema, ma merita certamente di essere segnalato alla luce delle iniziative che il vecchio continente intende intraprendere nei confronti del settore, anzitutto con la nuova unità AMLA costituita in estate.
Il report di ESMA chiama in causa le criptovalute
Dalle 110 pagine del rapporto emerge una minuziosa analisi dei trend innescati da Bitcoin, Ethereum e dalle altre monete virtuali, con un focus anche sui rischi generati in termini di sostenibilità, in primis dal punto di vista ambientale: ricordiamo che l’infrastruttura attraverso la quale prende vita il mining di BTC consuma sette volte più energia di Google.
Vi sono poi riferimenti ad altri fattori o asset che potrebbero costituire ulteriori criticità: la crescita esponenziale delle soluzioni legate al concetto di finanza decentralizzata (DeFi), persino le CBDC (sebbene la stessa Europa ci stia pensando) e le stablecoin.
Ad ogni modo, i pericoli sono attribuiti principalmente al fatto che le piattaforme di questo ambito operano spesso in modo non regolato dalla legislazione attuale o, in alcuni casi, senza un’esplicita autorizzazione. È quanto avviene con parte degli exchange, anche se, come abbiamo avuto modo di vedere in più occasioni di recente, le cose sembrano destinate a cambiare.
Il prezzo della maggior parte degli asset crypto è altamente volatile e stabilito al di fuori dell’esistente impianto normativo europeo, il che solleva problemi per quanto concerne la protezione degli investitori.