Esplode online il vaso di Pandora delle major

Esplode online il vaso di Pandora delle major

Le major rischiano grosso: online i dettagli su file fasulli, bugie e su migliaia di indirizzi IP dei server usati per inquinare il P2P. Un pacchetto di 700 mega di email trafugate gira ormai ovunque senza controllo
Le major rischiano grosso: online i dettagli su file fasulli, bugie e su migliaia di indirizzi IP dei server usati per inquinare il P2P. Un pacchetto di 700 mega di email trafugate gira ormai ovunque senza controllo

MediaDefender , la celeberrima organizzazione votata a contrastare il file sharing non autorizzato senza preoccuparsi troppo dei diritti degli utenti, deve ora fare i conti con il momento più delicato della sua storia: 700 megabyte di mail ad uso interno sono finiti su torrent , disponibili per il download a chiunque sia in grado di aprire un client di rete BitTorrent. Una quantità di informazioni senza precedenti sulle tattiche, le strategie, gli IP e i commenti personali di quelli che da sempre fanno il “lavoro sporco” per RIAA, MPAA e l’intera industria dell’intrattenimento.

Non è la prima volta che l’organizzazione deve fare i conti con una fuoriuscita all’esterno di dati riservati, ma questa volta il colpo potrebbe rivelarsi irreparabile: sono apparentemente 6621 le email contenute nell’archivio , inviate in un periodo di 9 mesi, da gennaio a settembre 2007, con interventi, commenti e “ordini” impartiti da molti dei pezzi grossi dell’azienda.

Responsabile della “release” non autorizzata e pirata è un gruppo che si definisce MediaDefender-Defenders , che nel readme incluso con l’archivio rivendica: “Distribuendo queste email speriamo di garantire la privacy e l’integrità personale di tutti gli utenti del peer-to-peer. Le mail contengono informazioni sulle varie tattiche e soluzioni tecniche per tracciare i condivisori, e gettare scompiglio tra i servizi di P2P”.

Il leak è insomma un vero e proprio vaso di Pandora del contrasto al P2P , in cui vengono indicati gli indirizzi IP dei sistemi che tracciano gli utenti facendosi passare però come condivisori qualsiasi, i contenuti fasulli introdotti in rete per scoraggiare il download, i numeri di cellulare e i contatti di posta dei dirigenti di MediaDefender, i retroscena dei fatti di cronaca informatica in cui la società è stata coinvolta e le modifiche alle voci di Wikipedia connesse ai suoi affari, nonché i siti “esca” ad essa riconducibili. Una quantità di informazioni che farà felici i blogger del p2p e i siti di news per un bel pezzo , come la stessa crew preannuncia con compiacimento nel suddetto readme.

La ridda di retroscena che di certo verranno svelati nei prossimi giorni e mesi (7000 mail non si leggono in una volta sola…), comincia con il ben noto MiiVi.com , un sito civetta per prendere pirati poco accorti , finito nell’occhio del ciclone lo scorso luglio e poi declassato a “progetto interno” da MediaDefender.

Dalla corrispondenza citata con dovizia di particolari da TorrentFreak emerge chiaramente che MiiVi era un progetto di grossa portata gestito da MediaDefender per trarre in inganno gli utenti , esattamente come ipotizzato quando lo scandalo è esploso . “Sembra che il trasferimento di dominio ci abbia fregato” scrive Ben Grodsky al CEO e fondatore di MD Randy Saaf, che risponde “Questo è davvero fo***to, mettiamo miivi off-line”.

A dimostrazione poi del fatto che siamo solo all’inizio di rivelazioni che faranno rumore c’è la velocità con cui la notizia della diffusione di questo pacchettone di email si va diffondendo sui weblog . Quel che è certo è che mettere un tappo all’ insanabile emorragia di dati riservati, a questo punto, sarà ben difficile .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
17 set 2007
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