C’è un tema che torna ricorrente nel mondo delle criptovalute, uno scoglio contro il quale le ambizioni del settore si sono fin qui scontrate e sul quale la pressione è continua: gli ETF. In queste settimane lo scontro si sta nuovamente consumando, con il comparto crypto a spingere per questa soluzione ed il mondo dei regolatori che cercano di opporre resistenza. I motivi sono da ambo le parti estremamente validi.
ETF: il punto di scontro
Gli ETF (Exchange Traded Funds) sono fondi il cui valore resta sommariamente legato all’andamento del valore di azioni, obbligazioni o materie prime alle quali fanno riferimento. Non si tratta di un legame vincolato, ma la natura stessa del fondo correla le oscillazioni del prezzo nel tempo. Se ad esempio si acquistano ETF legati al petrolio, non sarà come acquistare petrolio in sé, ma si lega il proprio investimento ad un fondo il cui valore è legato al prezzo del greggio. Così potrebbe essere per le criptovalute.
Sono in molti a fare pressione sulla SEC affinché autorizzi ETF sulla criptovalute: ciò rappresenterebbe una sorta di istituzionalizzazione di Bitcoin e affini nel mercato finanziario, consentendo di agire anche attraverso fondi e, tramite le commissioni, creare nuovo interesse. La SEC ha però fin qui opposto resistenze di vario tipo, ancorate principalmente alla necessità di regolamentare meglio le criptovalute prima di creare prodotti da mettere in mano agli investitori.
La presenza di ETF consentirebbe di portare in portafoglio investimenti a basso costo che, facendo leva sui forti sbalzi di valore delle criptovalute, potrebbero offrire importanti margini senza essere tuttavia direttamente esposti. Uno strumento di facile gestione, che diventa valore anche per chi opera a livello di trading tradizionale, ma che il regolatore vuol mantenere nell’alveo di talune imprescindibili garanzie. Da questo punto di vista, la nascita di un ETF non sarebbe un punto di arrivo, ma uno di partenza: potrebbe essere davvero la base su cui costruire il futuro “istituzionalizzato” delle criptovalute.
Di qui le forti pressioni per far nascere uno strumento simile e, al contempo, le resistenze di quanti temono che il passo possa rappresentare un ulteriore incentivo ad una bolla-non-bolla che vale ormai miliardi di dollari.