Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la nuova direttiva che migliorerà l’etichettatura dei prodotti e vieterà l’uso di dichiarazioni ambientali ingannevoli. Tra le pratiche commerciali non consentite ci sono anche il cosiddetto greenwashing e l’obsolescenza precoce (o programmata). L’obiettivo è incrementare la durabilità dei prodotti e quindi ridurre la spazzatura elettronica.
Vietati greenwashing e informazioni ingannevoli
Parlamento e Consiglio avevano raggiunto un accordo provvisorio il 19 settembre 2023. I deputati hanno ora approvato a maggioranza (593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astenuti) la nuova direttiva che dovrebbe proteggere i consumatori da pratiche commerciali ingannevoli, consentendo di effettuare acquisti più informati.
I principali obiettivi sono due: vietare il greenwashing (ambientalismo di facciata) e incrementare la durabilità dei prodotti. Nel primo caso sono previste nuove etichette che indicano chiaramente le caratteristiche dei prodotti sulla base di prove scientifiche. Senza queste ultime non sarà possibile scrivere “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “ecologico”.
La direttiva vieta inoltre le dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull’ambiente neutro, ridotto o positivo in virtù della partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni. Viene infine regolamentato l’uso dei marchi di sostenibilità. In futuro saranno autorizzati solo quelli basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche.
Per quanto riguarda invece la durabilità, le nuove norme vietano le indicazioni ingannevoli (ad esempio, una lavatrice che dura per 5.000 cicli di lavaggio), le false dichiarazioni sulla riparabilità di un prodotto e gli avvisi che invitano l’utente a sostituire i beni di consumo prima del necessario, come spesso accade con l’inchiostro o il toner delle stampanti.
I produttori dovranno inoltre rendere più visibili le informazioni sulla garanzia. Verrà anche creato un nuovo marchio per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia più esteso. La direttiva deve essere approvata anche dal Consiglio prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Gli Stati membri avranno quindi 24 mesi di tempo per recepirla nella legislazione nazionale.