Ieri, lunedì 11 aprile, è scattato il rincaro delle commissioni applicate ai venditori attivi sulla piattaforma Etsy. Annunciato con la pubblicazione di un documento finanziario (PDF) a fine febbraio, aumenta la quota trattenuta per ogni transazione generata dal 5% al 6,5%. Una novità che ha fatto storcere il naso a molti, tanto da portare a una mobilitazione.
Etsy: venditori in sciopero per le commissioni
Sono circa 14.000 coloro che hanno deciso di incrociare le braccia e prendere parte a uno sciopero organizzato. Questo l’intento, stando alla dichiarazione di uno dei promotori: Speriamo di attirare l’attenzione di Etsy sul fatto che siamo stanchi
.
Dal canto suo, l’azienda ha comunicato la novità con un messaggio del CEO Josh Silverman, definendola necessaria per investire sul fronte del marketing, per ampliare il team dedicato all’assistenza e per rafforzare i sistemi di sicurezza impiegati. È inoltre stata messa in cantiere la realizzazione di una nuova app.
Fondata nel 2005 e con sede a New York, la piattaforma conta oggi oltre 2.400 dipendenti e rappresenta una vetrina per 120 milioni di articoli, con 7,5 milioni di venditori attivi e 100 milioni di acquirenti. Nel 2021 ha mosso un giro d’affari quantificato 13,49 miliardi di dollari, a livello globale.
Non è la prima volta che Etsy finisce nel mirino della propria community. È accaduto già nel febbraio 2020, poco prima che esplodesse la pandemia, in seguito all’introduzione di una nuova policy che costringeva gli account più remunerati (con entrate annuali superiori ai 10.000 dollari) ad aderire a un programma di advertising esterno (su siti come Google, Facebook e Pinterest), trattenendo loro un 12% aggiuntivo sulle transazioni o, in alcuni casi, una quota addirittura superiore.
All’inizio del mese scorso, pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, i vertici hanno deciso di dare una mano ai venditori residenti nel paese. Come? Azzerando tutte le commissioni applicate, dunque non intascando alcuna somma dalle vendite effettuate.