È stata battezzata P2B, per esteso Platform-to-Business, la nuova legge europea che mira a regolare l’attività delle piattaforme online, in particolare nel loro rapporto con le imprese, i venditori e gli operatori commerciali. Si inserisce nella cornice più ampia dell’impianto normativo strutturato in modo da supportare la crescita e lo sviluppo del Mercato Unico Digitale.
P2B (Platform-to-Business)
Costituisce il frutto di un lavoro avviato nell’aprile dello scorso anno e passato da un tavolo di discussione a cui si sono seduti gli esponenti del Parlamento Europeo, quelli del Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione Europea. La parola d’ordine è trasparenza: circa 7.000 piattaforme attive nel vecchio continente saranno chiamate a rispettare una linea di condotta definita in modo tale da sgombrare il campo dal rischio di assistere a pratiche sleali che più volte in passato sono state individuate.
Account e ranking
Ad esempio, la sospensione dell’account di un venditore dovrà essere giustificata fornendo una motivazione chiara e potrà essere messa in discussione dal diretto interessato mediante ricorso. In caso di sospensione per errore, dovrà essere immediatamente ripristinato. Ancora, in vista di una modifica ai termini di servizio la piattaforma sarà costretta a darne informazione con almeno 15 giorni di anticipo, così da permettere a chi distribuisce prodotti o servizi di adeguarsi; il periodo di preavviso dovrà essere di durata maggiore se le variazioni richiedono interventi complessi.
Sono interessati anche i motori di ricerca. A loro in primis, ma anche a chi gestisce un e-commerce, è rivolto il passaggio in cui si specifica che le dinamiche di ranking dovranno essere esplicitate. In altre parole, bisognerà rendere noto come funzionano gli algoritmi che incidono sul posizionamento di beni e servizi, così da combattere qualsiasi pratica di manipolazione.
Concorrenza e trattamento dati
Ancora, chi si occupa non solo di fornire la piattaforma per la compravendita, ma commercializza anche prodotti o servizi propri, deve comunicare in modo esaustivo se riserva vantaggi alla propria offerta rispetto a quella della concorrenza. Proviamo a capirlo meglio: se un portale offre alle terze parti la possibilità di vendere capi d’abbigliamento e al tempo stesso produce e commercializza la medesima tipologia di bene, deve mettere nero su bianco in che modo mostra ai potenziali acquirenti l’uno o l’altro prodotto.
Vi è poi un passaggio in cui si cita il trattamento dei dati, tema più che mai delicato: obbligo di comunicare la natura di quelli raccolti e l’eventuale condivisione con partner esterni. Per le informazioni dei soggetti individuali si farà riferimento a quanto già previsto dal GDPR.
Gestione dei reclami
Al fine di tutelare anche i venditori più piccoli, gli organismi europei stabiliscono l’obbligo per tutte le piattaforme (ad eccezione di quelle con business ridotto per numero di dipendenti o fatturato) di istituire un team interno delegato alla gestione di reclami e controversie. Svolgeranno poi un ruolo fondamentale i mediatori, proponendo soluzioni in ambito extragiudiziale e riducendo così i tempi necessari per chiudere le pratiche. Ancora, le associazioni di categoria saranno in grado di citare in giudizio le piattaforme, così da non costringere le singole imprese a farlo.
Quali le piattaforme interessate?
Sono circa 7.000, secondo il testo della Commissione, le piattaforme operanti all’interno del territorio europeo interessate dalle nuove regole. Non solo quelle che si muovono entro i confini dell’ambito e-commerce, ma come già detto anche i motori di ricerca e chi gestisce un canale per la distribuzione di prodotti come software o applicazioni. Google, Amazon, eBay, Apple, Facebook, Microsoft alcune tra le realtà più grandi interessate, ma anche i servizi di comparazione dei prezzi per alberghi, polizze o noleggio auto, solo per fare alcuni esempi.
L’iter prevede ora l’applicazione della legge entro 12 mesi e un riesame dopo ulteriori 18 mesi per valutare l’efficacia ed eventualmente intervenire con correzioni mirate, anche sulla base delle continue evoluzioni del mercato. L’Unione Europea ha istituito lo scorso anno l’Osservatorio sulle Piattaforme Online proprio a tale scopo.