Eurodac, si cambia, o quantomeno ci si allarga: la Commissione Europea ha proposto un ampliamento del programma, così da rendere più efficace (almeno in teoria) la gestione del flusso di migranti verso l’area del Vecchio Continente.
Attivo già dal 2000 , il programma Eurodac è stato sin qui adottato per la raccolta delle impronte digitali ai richiedenti asilo e ad “alcune categorie di immigranti clandestini”, un sistema nato per agevolare l’applicazione del regolamento di Dublino II nella determinazione del paese della UE competente ad analizzare la domanda di asilo. Passando dalla teoria alla pratica, fin qui Eurodac poco o nulla ha potuto per “facilitare” l’applicazione di Dublino II e l’attuale caos politico-istituzionale che attraversa l’Europa è lì a dimostrarlo. A Bruxelles hanno quindi pensato di rafforzare il programma con misure senza precedenti.
Secondo il nuovo regime Eurodac, il database dei dati biometrici di migranti e clandestini dovrebbe contenere anche le informazioni utili al riconoscimento facciale , dovrebbe ritenere i singoli profili per un periodo molto più esteso e prevedere l’abbassamento dell’età minima per la schedatura da 14 a 6 anni.
La UE si premura di raccomandare l’adozione di tutte le misure necessarie al rispetto dei diritti umani dei migranti, inclusa la manifestazione di “empatia” durante tutto il processo di identificazione. E per chi si rifiuta, gli ufficiali comunitari dovranno adottare le opportune pene “efficaci, proporzionate e dissuasive” nel rispetto dei singoli codici di legge nazionali, ferma restando la caratteristica di “extrema ratio” delle misure.
Il rafforzamento di Eurodac è una misura specificatamente pensata per la gestione organizzata dei flussi di migranti verso il Vecchio Continente, ma stando alle intenzioni di Bruxelles l’esperimento secondo gli osservatori potrebbe potrà essere sfruttato come “precursore” di un’adozione delle tecnologie biometriche e del riconoscimento facciale a più ampio spettro nell’ambito della UE.
Alfonso Maruccia