Intervenendo sulla protezione della libertà d’espressione e di associazione, il Consiglio d’ Europea, organizzazione internazionale non direttamente collegata con le istituzioni dell’Unione Europea, ha collegato la questione della libertà d’accesso a Internet ai diritti umani
La libertà di espressione e i diritti di ricevere e diffondere informazioni – dice – sono “indispensabili basi della democrazia e del processo democratico”
In questo senso i nuovi media, la trasparenza, il citizen journalism e le altre forme di controllo su governi e poteri istituzionali sarebbero determinanti. Inoltre, impiegando sempre più spesso i social network per la condivisione di materiali e notizie, anche l’assenza di controllo e vigilanza da parte degli intermediari rappresenta un punto fondamentale.
Al contempo, tuttavia, gli operatori della rete si trovano al centro di attacchi informatici e pressioni politiche più o meno dirette proprio dal momento che ospitano tali tipi di contenuti e potrebbero essere restii ad ospitarli in futuro, rifuggendo nell’autocensura.
Il comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, allora, ha avvertito i suoi 47 stati membri della “gravità delle violazioni degli articoli 10 e 11 della Convenzione europea sui Diritti Umani che possono risultare anche da pressioni politiche su ISP e piattaforme online private e da altri tipi di attacchi contro siti di media indipendenti, difensori dei diritti umani, dissidenti, siti che ospitano documenti riservati e new media”.
L’Europa, insomma, sembra schierarsi a favore anche di siti degli oppositori politici dei governi, così come di Wikileaks, e per farlo trova le basi nella Convenzione sui Diritti Umani.
Claudio Tamburrino