“Adeguatezza reciproca“: è questa la base sulla quale Unione Europea e Giappone hanno costruito una importante partnership commerciale che, oltre all’abbattere i confini in termini di scambio delle merci, abilita anche una gestione facilitata dei dati personali. Ciò avviene nel contesto di un accordo di ampia gittata nel quale merci e dati viaggiano sugli stessi canoni di intesa: un passo avanti di grande spessore per il modello di privacy inteso (e imposto ai partner) dall’Unione Europea.
Negli stessi giorni in cui Trump definisce l’UE nemica degli USA, insomma, l’UE stringe la mano al Giappone in virtù di una “adeguatezza reciproca” che con gli States è ben lungi dal poter essere definita. Muri che si alzano e muri che cadono, quindi, perché laddove il dialogo abilita o non abilita la reciproca comprensione.
Il Giappone e l’UE sono già partner strategici. I dati sono il carburante dell’economia globale e questo accordo ne permetterà la circolazione sicura tra i nostri paesi, a vantaggio sia dei cittadini sia delle economie. Nel contempo ribadiamo l’impegno a rispettare valori comuni in materia di protezione dei dati personali. Per questo sono pienamente convinta che, collaborando, possiamo definire le norme globali per la protezione dei dati e dare prova di leadership comune in questo importante settore.
Věra Jourová, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere
La conseguenza di questo accordo, spiega la Commissione Europea, andrà a creare ” il più grande spazio al mondo di trasmissione sicura dei dati (…) e le imprese europee potranno beneficiare del flusso senza ostacoli di dati con il Giappone, partner commerciale fondamentale, e dell’accesso privilegiato ai 127 milioni di consumatori giapponesi”. Quello che alcuni paesi vedono come un vincolo, insomma, diventa invece facilmente ricchezza qualora tutte le condizioni siano soddisfatte: le imprese europee potranno così avere accesso ai dati dei consumatori giapponesi e, viceversa, le imprese giapponesi potranno accedere ai dati europei. Ciò potrà accadere poiché entrambe le parti hanno fissato elevati standard in termini di protezione dei dati , alzando l’asticella laddove altri la intendono abbassare.
La simmetria nella regolamentazione e gestione dei flussi di dati è una condizione fondamentale e, dopo il caso Cambridge Analytica, tutto ciò è emerso in tutta la sua evidenza. A tal fine l’UE ha abbracciato il principio dell’adeguatezza reciproca, basata su parametri di “essenziale equivalenza”, secondo cui i due sistemi di gestione dei dati non debbono essere identici, ma quantomeno equipollenti in termini di garanzie per gli utenti.
L’adeguatezza reciproca
“La privacy non è una commodity” e su questo le autorità europee intendono essere chiare.
Ma l’accordo tra Europa e Giappone prevede anzitutto che lo scambio dei dati non avvenga soltanto in ambito commerciale, ma anche ai fini del contrasto al malaffare.
Affinché l’accordo possa ora entrare a regime, l’UE (che in termini di privacy intende ormai assumere il ruolo di leader a livello globale) ha imposto al Giappone precise misure con cui adeguare i propri attuali standard: in primis l’assoluto divieto di distribuire a paesi terzi i dati sensibili raccolti nell’Unione Europea; inoltre la messa a punto di un meccanismo di gestione dei reclami da parte di utenti e imprese europei.